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What I Talk About When I Talk About Running by Haruki Murakami

the_metin's review against another edition

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4.25

Enjoyed listening to as begin running journey. See that we all face the same issues 

jenniey3's review against another edition

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4.0

I can’t decide between a 4 or 5, something I never thought I’d say for a murakami book. Think I’m gonna settle on 4 stars bc he did consistently mention all the attractive, young girls he kept seeing on runs (he got married at 22 and is well into his 40s or so in the book). Thought he was gonna run after them and have sex with them for a hot sec; I am forever grateful he did not(as I’m sure the girls are too). Maybe his wife just doesn’t read his stuff. Maybe they have a clause abt this in their marriage contract idk. I genuinely don’t know what asscrack he pulled Norwegian Wood out of.

Either way, I appreciated all the shoutouts of Cambridge and the Charles. I miss Boston and running alongside the river. If you’re gonna read a Murakami, read this one. A lot of lessons abt life and it reads like a love letter to writing and running, both of which are activities I enjoy dearly.

readingwithsab's review against another edition

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3.0

i mean, i liked it, but i can’t imagine that anyone that isn’t unhealthily obsessed with murakami’s work liking it

amanda_violet's review against another edition

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inspiring reflective relaxing slow-paced

3.5

microbesun's review against another edition

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3.25

Interesting and amusing for runners. Not sure who else would care too much 

blackjessamine's review against another edition

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4.0

Sono una persona che ha una profonda ed appassionata relazione con il proprio divano: tutte quelle attività che comportano della fatica fisica, il sudore, lo spingersi almeno un pochino oltre il proprio punto di massimo sforzo non hanno mai fatto per me; mi sento goffa, mi sento scoppiare il cuore dopo un paio di rampe di scale, la mia costanza e determinazione sono pari a zero.
Non impazzisco per Murakami, ho apprezzato qualcosa di suo, ma gli ultimi approcci mi hanno a dire il vero piuttosto irritata.
Dunque, verrebbe da chiedersi, a che pro leggere un saggio su un argomento lontanissimo da me scritto da un autore che non adoro? Be', perché Murakami è diventato una sorta di porto sicuro. Non mi fa impazzire, eppure so esattamente cosa aspettarmi dai suoi libri, e leggerlo mi dà un senso di sicurezza: so che nei suoi libri troverò diverse cose che non mi piaceranno, so che mi lamenterò sempre delle stesse cose, ma non posso fare a meno di leggere almeno un Murakami all'anno.
E poi c'è la corsa. Ebbene, un paio d'anni fa mi sono ritrovata a cercare di andare a vedere una mostra alla Triennale di Milano, senza avere la minima idea che sarei stata bloccata dalle transenne della Stramilano. Mentre me ne stavo lì a cercare di raccapezzarmi su come fare per attraversare quella maledetta strada, ho cominciato a guardarmi attorno, ed ho imparato alcune cose: ho imparato che c'è gente che partecipa alle corse solo per il gusto di fare pipì davanti a chiunque, senza nemmeno cercare di nascondersi, e anzi, sorridendo allegramente a chiunque abbia la fortuna di incrociare il suo sguardo; ho imparato che durante le corse (o forse, spero, è solo questa ad avere un problemino di organizzazione) si spreca una grandissima quantità di acqua e di plastica, perché lungo il percorso ci sono punti di ristoro pieni di bottigliette d'acqua da cui gli atleti bevono qualche sorso, per poi buttarle come se niente fosse a terra; infine, ho imparato che lungo tutto il percorso di una corsa ci sono persone che non fanno altro che lanciare grida di incoraggiamento ai corridori, a tutti, e ho imparato che ci sono pochissime cose al mondo in grado di commuovermi in maniera così totale e rapida quanto delle persone che compiono un grande sforzo fisico circondate da altre persone che, incessantemente, le incoraggiano.
Ecco, questa valanga di parole per dire che, forse, "L'arte di correre" non è poi un libro così tanto lontano da me. Perché Murakami parla di corsa, ma non vuole scrivere né un manuale per corridori principianti, né un libro che ogni due pagine grida "hey, alza il sedere e scendi in strada a correre!". Perché Murakami parla di corsa e di scrittura, parla dei suoi libri, lo fa con la voce che ho imparato a riconoscere come familiare, ma senza tutti quegli elementi che mi fanno avvertire come irritante la lettura dei suoi libri.
"L'arte di correre" è un insieme poco organico di ricordi sparsi, aneddoti, riflessioni sulla vita di Murakami, la scrittura e la corsa. Non ha uno scopo preciso, non è particolarmente esauriente, ma probabilmente l'ho apprezzato proprio per questo: Murakami si ritaglia del tempo fra i vari impegni giornalieri per liberarsi di pensieri e riflessioni, senza direttive o progetti di organicità, e da questi pensieri sparsi emerge un libro che si può leggere a spizzichi e bocconi, senza avere un particolare interesse né per Murakami, né per la corsa.
Mi è molto piaciuto, in qualche modo mi ha, posso dir, consolato questo parallelo fra la scrittura di un romanzo e il correre una maratona: per fare entrambe le cose serve concentrazione, serve perseveranza, dedizione, sforzo, esercizio costante; certo una naturale predisposizione serve, ma è rincuorante pensare che la concentrazione sia esattamente come un muscolo. Ed è terribilmente rincuorante sapere che è esistito un uomo che un giorno era un barista sovrappeso che fumava diversi pacchetti di sigarette, ed il giorno dopo è riuscito a diventare scrittore di professione e maratoneta. Soprattutto perché Murakami non si presenta mai come un superuomo, un eroe, qualcuno che stato capace di compiere un gesto straordinario: Murakami resta un uomo con mille difetti, riconosce di essere antipatico a molti, ammette le sue debolezze e i suoi errori, parla del "runner blues" e di tutte le birre ghiacciate che lo hanno tormentato a partire dal trentacinquesimo chilometro.
È ovvio, dopo questo libro non scriverò certamente un romanzo, né mi alzerò ogni mattina alle cinque per andare a correre, però mi resteranno bene impresse nella mente delle immagini piccole ma preziose, come la coda di cavallo bionda di una studentessa di Harvard, la sensazione di non saper respirare mentre tutti attorno si affannano a nuotare, o il gesto semplice di un vecchino a Maratona che toglie un mazzolino di fiori dal loro vaso per porgerli ad un uomo che ha contato i corpi degli animali lungo una statale.

dyno8426's review against another edition

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3.0

This book correctly brings out how running is philosophically a much different, introspectional physical activity as compared to other competitive sports. Those who run will resonate with author's words on the psychology developed and carried by those who push themselves while running. Being autobiographical, it is inspirational, particularly considering that the author (well known for his large array of literary works) passionately and regularly devote a fixed amount of time for running. He was never a professional athlete, nor someone who was into it right from childhood. I like running and was looking forward to reading it. I just wished it was more insightful into the challenges and his take on them. It could have been that in certain places instead of turning out to be more of a documentation/diary of his running career, given that it's titled "what he means when he talks about running".

kanovak's review against another edition

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hopeful informative inspiring fast-paced

4.0

mamelia00's review against another edition

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inspiring reflective fast-paced

4.0

nancyboy's review against another edition

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4.0

many of the thoughts and passages have stuck with me. i must read haruki murakami's fiction now. i know its a bit strange to start with the non fiction but i honestly love fiction writers non fiction work because they are such great writers and often have a lot to say.