Reviews

Yoshe Kalb by Israel J. Singer

matteottt's review against another edition

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4.0

Il motivo principale per cui Yoshe Kalb è così interessante è il fatto che trasporta il lettore in una rappresentazione, davvero ben congegnata, di un mondo al tempo stesso non più esistente e singolarmente atipico. Le comunità ebraiche del XVIII secolo, al confine tra Europa e Russia, ci vengono presentate in tutta la loro sconcertante vitalità, preoccupate da ossessioni che non ci saremmo aspettati: il sesso, il denaro, il potere terreno.
Il ritratto corale di queste corti, villaggi e città è un punto di forza di questo libro così accattivante, che deve la sua attrattiva anche, e soprattutto, alla figura di Nahum: un giovane che, costretto a sposarsi contro la sua volontà e su cui pesa la vergogna dell'adulterio, finisce per trasformarsi in un vagabondo incapace di azione nel mondo reale, la cui identità sceglie di risolversi unicamente nel misticismo e nell'attaccamento ai testi sacri dell'ebraismo. Spogliato di ogni residuo di umanità e incapace di dire quale sia il suo nome, Nahum è costretto ad un errare infinito e svilente, supportato solo dalla lettura ossessiva della Torah, alla ricerca della sua reale identità: la sua mancanza di radici può essere letta come un riferimento al più generale senso di spaesamento e all'impossibilità di trovare pace che caratterizza tanta letteratura che affronti tematiche connesse al mondo dell'ebraismo.

kyaretta456's review against another edition

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5.0

Se questo è il Singer che non ha vinto il Nobel, mi domando come scriva l'altro.
Uno scorcio di vita in una comunità chiusa e gretta, "sconfitta" solo da due personaggi ambigui che si scelgono per caso.
Meraviglioso.

pao986's review

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4.0

4* e 1/2


"Tu che sei sotto giudizio, chi sei?"
"Non lo so" [...]
"Sei Nahum e sei Yoshe; sei un dotto e sei un ignorante; compari d'un tratto nelle città, e scompari all'improvviso; vagabondi per i cimiteri in cerca dei tuoi simili. La notte sgusci furtivamente attraverso i campi; e dovunque vai porti con te disastro, terrore, epidemie. Ti unisci con le donne, fuggi da esse, e poi ritorni. Tu non sai quello che fai; non v'è alcun gusto né nella tua vita né nelle tue azioni, perché non sei nulla tu stesso, perché, ascoltami bene!, tu sei un morto errante nel caos del mondo!".


Yoshe Kalb (ossia Yoshe il tonto), romanzo pubblicato a puntate nel 1932 da Israel J. Singer sul 'Jewish Daily Forward', racconta una storia realmente avvenuta nella Galizia del XIX secolo che causò grande fermento nella comunità chassidica, quella di Nahum/Yoshe.
Il giovane Nahum - riservato, introverso, colto, pervaso da un forte misticismo e dedito agli studi della Qabbalah - dopo aver contratto un matrimonio combinato con la figlia di Rabbi Melech (Serele, remissiva e ligia al proprio dovere) prova una peccaminosa attrazione verso la nuova giovane moglie del suocero - Malka, povera ma di stirpe rabbinica, incoercibile, ribelle, irrefrenabile, che odia il marito che le è stato imposto ed è a sua volta attratta dal giovane Nahum - e fugge da Nyesheve, diviene un mendicante e vagabonda per vari villaggi per poi fermarsi Bialogura dove diviene noto come Yoshe il Tonto e viene costretto a sposare la sempliciotta e animalesca Zivyah, figlia dello scaccino che lo ha accolto sotto il suo tetto. Il giorno dopo le nozze con Zivyah, 15 anni dopo la sua prima fuga, Nahum/Yoshe ritorna a Nyesheve dove prima viene considerato alla stregua di un santo per via del suo atteggiamento schivo e riservato e poi, una volta che viene riconosciuto come il Yoshe di Bialogura, viene portato al cospetto di un Sinedrio di settanta Rabbini perché sia giudicato e sia stabilita la sua identità.

La doppia natura di Nahum/Yoshe, il dotto e l'idiota, lo studioso della Qabbalah e lo sciocco che ripete ossessivamente i Salmi, diviso tra misticismo e carnalità, tra timore della dannazione e ricerca di redenzione, l'angoscia e l'inquietudine di quest'uomo che non sa chi è, funge da filo conduttore delle tre parti che costituiscono il romanzo e si accompagna alla descrizione del 'piccolo mondo' chassidico galiziano, un mondo ancora vivo e vitale quando Singer scrisse questo romanzo che pochi anni dopo venne fatto scomparire del tutto a causa dello sterminio sistematico degli ebrei attuato dal Terzo Reich. Singer racconta la vita nelle corti chassidiche (con i suoi conflitti intestini, la meticolosa osservanza dei rituali, il misticismo esasperato, la superstizione che arriva a livelli parossistici) con lo sguardo di chi in quel mondo ha le sue radici ma ne vede anche i limiti, le ipocrisie e le incongruenze; è un racconto talvolta grottesco, per nulla indulgente, che nella dualità del suo protagonista rimanda ai conflitti interiori del suo autore (che dopo essersi allontanato dalla letteratura yiddish che non sentiva più sua, proprio con Yoshe Kalb vi ritorna).
Leggere Yoshe Kalb, grazie alle descrizioni puntuali di Singer e alla sua narrazione che sa trasmettere tutta la trepidazione, l'angoscia e l'inquietudine racchiuse nel romanzo, è come fare un viaggio nel tempo e vedere e sentire volti, voci, odori di un mondo ormai scomparso.
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