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4.12 AVERAGE
4.12 AVERAGE
emotional
informative
reflective
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Complicated
Lettura di Leo, il mio compagno.
Sua recensione:
Libro scritto benissimo, ma a tratti un po' troppo "pesante"; forse leggerlo più lentamente alternato a un'altra lettura più leggera avrebbe reso di più.
Sua recensione:
Libro scritto benissimo, ma a tratti un po' troppo "pesante"; forse leggerlo più lentamente alternato a un'altra lettura più leggera avrebbe reso di più.
challenging
dark
informative
inspiring
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
adventurous
challenging
dark
emotional
mysterious
reflective
slow-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
N/A
Diverse cast of characters:
N/A
Flaws of characters a main focus:
Complicated
«Non ho mai avuto la sensazione di appartenere a nessun luogo. Neppure alla mia dilettissima Atene, neppure a Roma. Straniero dappertutto, non mi sentivo particolarmente isolato in nessun luogo.»
Di Adriano, imperatore romano, si studiano a scuola le imprese militari (poche) e lo splendore di alcune opere architettoniche come Villa Adriana a Tivoli, il Pantheon e il Mausoleo (ora Castel Sant’Angelo). Ma di Adriano, uomo, si sorvola e solo a stento si fa riferimento al suo amore per il greco (totalmente condiviso con la sottoscritta) e per Antinoo, giovinetto di Bitinia, a cui sono state dedicate alcune statue, tra cui quelle presenti proprio a Villa Adriana.
Ciò che Yourcenar fa in “Memorie di Adriano” è proprio questo: dare la possibilità ad uno degli imperatori classificati come “buoni” di parlare, di uscire da una monodimensionalità e diventare reale.
Diventato imperatore dopo Traiano, passato alla storia per aver espanso l’impero come mai prima da allora, Adriano è quello degli studi, anche un po’ arriso ai suoi per questo. Ma è ciò che lo rende un uomo profondamente tollerante nei confronti di ciò che è diverso, dalle popolazioni con cui entra in contatto alle persone di cui si circonda.
Poco avvezzo alla violenza, dall’animo profondo e di indole filosofica, in questo lungo monologo/lettera Adriano ci fa entrare nella sua anima, non nascondendone brutture e difetti, ma apparendoci certamente saggio, ma soprattutto umano. Se inizialmente avevo storto un po’ il naso (e tutt’ora non sono completamente convinta) per il mezzo usato da Yourcenar in questo romanzo, ora, anche grazie ai “Taccuini di appunti” finali, ne riconosco la motivazione: il monologo permette ad Adriano di avere una voce che, altrimenti, sarebbe stata zittita.
Un tocco di classe è aver scelto di fargli avere come destinatario non Antonino, suo futuro successore, che comunque lo conosceva bene, ma Marco Aurelio, colui che poi succederà ad Antonino e che comunque fu scelto da Adriano, ricordato da tuttə come “l’imperatore filosofo”. Da brividi se si pensa che Marco Aurelio fu l’imperatore con cui iniziò il declino di Roma.
Lo ammetto: scritto da altrə, con uno stile diverso, lo avrei bocciato perché non sono particolarmente interessata a conoscere le grandi imprese di grandi uomini, ma lo stile di Yourcenar, poetico e preciso al tempo stesso, mi ha permesso di goderne.
Di Adriano, imperatore romano, si studiano a scuola le imprese militari (poche) e lo splendore di alcune opere architettoniche come Villa Adriana a Tivoli, il Pantheon e il Mausoleo (ora Castel Sant’Angelo). Ma di Adriano, uomo, si sorvola e solo a stento si fa riferimento al suo amore per il greco (totalmente condiviso con la sottoscritta) e per Antinoo, giovinetto di Bitinia, a cui sono state dedicate alcune statue, tra cui quelle presenti proprio a Villa Adriana.
Ciò che Yourcenar fa in “Memorie di Adriano” è proprio questo: dare la possibilità ad uno degli imperatori classificati come “buoni” di parlare, di uscire da una monodimensionalità e diventare reale.
Diventato imperatore dopo Traiano, passato alla storia per aver espanso l’impero come mai prima da allora, Adriano è quello degli studi, anche un po’ arriso ai suoi per questo. Ma è ciò che lo rende un uomo profondamente tollerante nei confronti di ciò che è diverso, dalle popolazioni con cui entra in contatto alle persone di cui si circonda.
Poco avvezzo alla violenza, dall’animo profondo e di indole filosofica, in questo lungo monologo/lettera Adriano ci fa entrare nella sua anima, non nascondendone brutture e difetti, ma apparendoci certamente saggio, ma soprattutto umano. Se inizialmente avevo storto un po’ il naso (e tutt’ora non sono completamente convinta) per il mezzo usato da Yourcenar in questo romanzo, ora, anche grazie ai “Taccuini di appunti” finali, ne riconosco la motivazione: il monologo permette ad Adriano di avere una voce che, altrimenti, sarebbe stata zittita.
Un tocco di classe è aver scelto di fargli avere come destinatario non Antonino, suo futuro successore, che comunque lo conosceva bene, ma Marco Aurelio, colui che poi succederà ad Antonino e che comunque fu scelto da Adriano, ricordato da tuttə come “l’imperatore filosofo”. Da brividi se si pensa che Marco Aurelio fu l’imperatore con cui iniziò il declino di Roma.
Lo ammetto: scritto da altrə, con uno stile diverso, lo avrei bocciato perché non sono particolarmente interessata a conoscere le grandi imprese di grandi uomini, ma lo stile di Yourcenar, poetico e preciso al tempo stesso, mi ha permesso di goderne.
This is my first read of the very impressive, imagined autobiography of Hadrian, the famous Roman emperor.
I say, first read because I could easily sit down and have another go.
It is written in a stream of consciousness style, allowing us, the reader, to experience Hadrian's innermost thoughts.
But it never seems meandering or unfocused.
The opposite is true, it both focused and complex, moving effortlessly from factual daily life to philosophical thoughtfulness.
So much is compressed into this short novel, that it would be impossible to absorb it all at once.
One moment I found ideas difficult to comprehend and the second I was overcome with the astuteness of the author's (Hadrian's) observations.
Perhaps, that is why it has sat on my shelf for so many years, sitting, waiting for me to attain the life experience and maturity to grasp it's artistry.
I say, first read because I could easily sit down and have another go.
It is written in a stream of consciousness style, allowing us, the reader, to experience Hadrian's innermost thoughts.
But it never seems meandering or unfocused.
The opposite is true, it both focused and complex, moving effortlessly from factual daily life to philosophical thoughtfulness.
So much is compressed into this short novel, that it would be impossible to absorb it all at once.
One moment I found ideas difficult to comprehend and the second I was overcome with the astuteness of the author's (Hadrian's) observations.
Perhaps, that is why it has sat on my shelf for so many years, sitting, waiting for me to attain the life experience and maturity to grasp it's artistry.
This was a challenging but ultimately rewarding read. I knew next to nothing about this era of history and really felt immersed in the time period while reading it. The swirl of names and places was confusing at times, but inspired me to do more research into the context. While reading, I was constantly thinking about the time period of the author's life in comparison to the time period where the story took place. I was surprised and delighted to find that after the "memoir" ended, there was a long bibliographical note and some meditations on the process of writing the book, both of which I found as compelling (sometimes more) than the story itself. I loved how forthright the author was about how she decided which historical sources to use in creating her portrait of Hadrian. Her passion for this project was stunning and hearing her thoughts while writing it gave me an even greater appreciation for the work.
This book traveled to Rome and back with me. My intention was to complete it on the return journey at the very latest, but as always seems to be the case when I travel abroad, my body wanted sleep more than anything on the long plane and train rides—and I spent the days in so much sensory overload that words on paper looked like gibberish to me whenever I got a moment alone in a hotel.
So it took me until now to finish it. I don't think there's much I can say about Yourcenar's masterpiece that hasn't already been said. The delirium that she describes in her notes on its composition—the act of "sympathetic magic" by which she attempted to inhabit Hadrian and channel his perspective, after absorbing everything left to the world about his life, loves, and legacy—gives the novel a haunted quality and a strange intimacy that I haven't encountered in any other work of historical fiction. Looking over the images I took while in Rome, I see them now with different eyes. I wish I'd read this in its entirety before the trip, but in a way, it's helping me process the experience and let it linger a little longer in my conscious awareness, despite the fact that work and the holidays started competing loudly for my attention as soon as I got home.
Also: I kept forgetting I was reading a translation! Grace Frick's work is extraordinary (helped, no doubt, by being able to collaborate directly with Yourcenar)—this book is chock full of exquisite, finely crafted sentences. It reads so beautifully in English I can only imagine how it must feel in the original French.
So it took me until now to finish it. I don't think there's much I can say about Yourcenar's masterpiece that hasn't already been said. The delirium that she describes in her notes on its composition—the act of "sympathetic magic" by which she attempted to inhabit Hadrian and channel his perspective, after absorbing everything left to the world about his life, loves, and legacy—gives the novel a haunted quality and a strange intimacy that I haven't encountered in any other work of historical fiction. Looking over the images I took while in Rome, I see them now with different eyes. I wish I'd read this in its entirety before the trip, but in a way, it's helping me process the experience and let it linger a little longer in my conscious awareness, despite the fact that work and the holidays started competing loudly for my attention as soon as I got home.
Also: I kept forgetting I was reading a translation! Grace Frick's work is extraordinary (helped, no doubt, by being able to collaborate directly with Yourcenar)—this book is chock full of exquisite, finely crafted sentences. It reads so beautifully in English I can only imagine how it must feel in the original French.