135 reviews for:

Democracia

Joan Didion

3.88 AVERAGE


written in a style i'd never quite experienced before - kinda poetic, really short paragraphs, limited detail in some places (lots of detail in others). told from the author's perspective, as a journalist. billy dillon (harry's right-hand-man) plays a kind of storytelling (or control/perspective) role throughout as well. f
mysterious tense medium-paced
Plot or Character Driven: A mix
Loveable characters: No
Diverse cast of characters: No
Flaws of characters a main focus: Yes

It's so boring

“fourteen pink dresses all hanging next to each other. didn’t anybody ever tell her? she didn’t look good in pink?”

Real things I said after I closed this book.

"Oof."
"I think I'm sad."
"Am I supposed to ask why?" - the fiancee asked.
"I don't think I know why."

This was a love story, and also a war story, and also a story of the life of Inez Victor, and also a story of six months, and one day, and nothing. And it was really beautiful.

Un libro difficile, con un inizio caotico. Con una trama che viene già svelata nei primi capitoli, e con uno stile che ti tiene distante dai personaggi e dalle loro emozioni, mai espresse, ma che allo stesso tempo ti spinge a volerne sapere di più. Dei personaggi e del contesto storico, che non è un semplice sfondo ma è parte essenziale del romanzo, il Vietnam del 1975 e gli americani che scappano . Ma vorresti sapere di più anche di Joan Didion, che dichiara la sua incapacità a scrivere un romanzo classico, perché il mondo è un caos, e il modo in cui scrivi è anche il modo in cui pensi, come diceva Orwell.
mysterious tense fast-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: No
Loveable characters: No
Diverse cast of characters: No
Flaws of characters a main focus: Yes
mysterious reflective fast-paced

A great novel - entertaining, well-paced, escapist, well-written.

Edizioni e/o ripropone il quarto romanzo di Joan Didion, pubblicato originariamente nel 1984. In Democracy si notano alcune somiglianze con il precedente Diglielo da parte mia. Viene ripreso il setting esotico (questa volta Kuala Lumpur e Honolulu), ma soprattutto la rappresentazione di una protagonista femminile, Inez, che si dibatte tra le maglie di una famiglia soffocante nella sua imponenza.
Joan Didion è voce narrante e personaggio del romanzo, con l’ipotetico intento di dare all’opera il sapore della non-fiction. Democracy assume così i toni di un falso New Journalism, oltre a quelli della metaletteratura. Ma l’espediente in sé non cambia in modo essenziale la calibratura del libro. L’esplorazione si svolge attorno a Inez, alla sua provenienza da una famiglia colonialista e al suo ruolo marginale nella vita politica del marito, senatore statunitense candidato alle primarie. La fine del conflitto in Vietnam fa da sfondo, contornato dal rapporto di Inez con quello che probabilmente è un agente della C.I.A.
La storia si dipana in modo volutamente frammentario tra gli U.S.A., l’Asia e il Pacifico, in un cosmo dove i personaggi si muovono come spettri. Come in Henry James, che il romanzo cita esplicitamente (“osserva il quadro. Trova la belva nella giungla, la figura nel tappeto”, p. 186), il vero motore è un’assenza che determina tutto. L’assenza in questo caso è “la ragione per cui”, il filo conduttore che tiene insieme le tragedie personali di personaggi che si prestano svogliatamente a fare da contrappunto alla Storia della loro nazione (anch’essa in un certo senso assente, almeno da un punto di vista geografico).
Il romanzo si permea di una caligine che mantiene sospesa la realtà; ma è purtroppo questa sua caratteristica a renderlo in un certo senso inconsistente. Laddove i precedenti Diglielo da parte mia e Prendila così spiccavano per l’elaborazione di struttura e prosa, cesellate così abilmente da nascondere la propria complessità, Democracy non riesce ad essere altrettanto incisivo. Si ferma un passo prima, e la sua materia più grezza ricorda ancora le altre opere, ma senza possederne la medesima urgenza.