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House Of Chains

Steven Erikson

4.26 AVERAGE


Il quarto libro della serie ci riporta nelle Sette Città e nel deserto sacro, riprendendo le vicende di Deadhouse Gates.
Ritroviamo così i superstiti della Catena dei Cani e i marinai arrivati in loro soccorso mezzi Ascesi, alla guida di una misteriosa nave guidata da rematori decapitati.
Ritroviamo Kalam e Fiddler, Apsalan e Crokus, Tavore, Felisin, Heboric.

Ma sopratutto, troviamo una sorpresa enorme all’inizio del libro.

Perché, ammettiamolo, dopo tre libri ci diciamo che abbiamo capito il gioco di Erikson, che sappiamo come scrive, che ci aspettiamo le sue trame multiple gestite per tutta la lunghezza del libro fino alla loro convergenza finale.
E invece che troviamo?

Karsa. Karsa Orlong. Un personaggio finora sconosciuto, o almeno così pensiamo.
Un personaggio strano, appartenente a un popolo ancora più strano. Un popolo guerriero e feroce, che però vive recluso in una vallata, isolato dal resto del mondo.
Un popolo che adora sette divinità che invece conoscono bene questa gente, e sono grati che il loro declino sia stato tale da privarli della gloria passata e delle loro antiche memorie.
Karsa Orlong, fiero condottiero scelto dagli Dei per una missione che li liberi.

E la missione di Karsa lo porta a incontrare gli umani, e a scoprire che hanno formato grandi città. Che praticano la schiavitù. E che l’esercito Malazan è molto forte, in grado anche di sconfiggere lui.
Accompagniamo il giovane Karsa in un epico viaggio (o almeno i toni sono epici, all’inizio) alla scoperta del mondo e di sé stesso, e del valore della vita e della libertà.
Fino alla scoperta della sua identità: Thelomen Toblakai, una delle prime razze comparse al mondo.
E fino alla scoperta di chi sia ora Karsa: si fa chiamare solo Toblakai, ed è una delle due guardie del corpo di Sha’ik. La storia che occupa il primo libro del tomo, e che ne occupa un buon quarto, ci ha condotti al fianco di Karsa attraverso tutti i libri finora letti, partendo dai commenti dei soldati relativi agli assedii del primo libro fino ad arrivare a Toblakai, passando per l’incrocio con la nave misteriosa condotta dai rematori senza testa, i cui padroni scopriamo ucciderà lo stesso Karsa, immune alla magia.

Terminato questo lungo flashback che ci introduce al nuovo personaggio, torniamo nel vivo dell’azione.
Tavore raduna le truppe per schiacciare la rivolta, anche se le notizie del finale del terzo libro colpiscono duramente e lasciano le legioni di Tavore sole contro il potere della Dea e dei suoi eserciti. Legioni composte in gran parte da nuove leve, prive di maghi a parte i due stregoni bambini di Coltaine che però sono troppo scossi e intimoriti per fare alcunchè.Le uniche carte vincenti dell’Aggiunta sembrano essere Fiddler (che ora si fa chiamare Strings ed è un sergente), il capitano Keneb e la squadra di marines sull’orlo dell’ascensione.

In realtà in Raraku il campo della Dea è un covo di serpenti, con i maghi e i condottieri che fanno i propri interessi e tessono piani e alleanze, ognuno con i propri scopi.
Chi vuole la distruzione degli invasori, chi vuole diventare imperatore, chi mira al potere che la stessa Dea vuole fare proprio, chi vuole sparire, chi vuole la distruzione totale di tutto e tutti.
E la nuova Casa delle Catene fa le sue mosse in mezzo a questo caos, cercando di appropriarsi del warren di Raraku per farne il proprio dominio, tramite il suo nuovo Alto Sacerdote e tramite i Mastini dell’Oscurità.

In questo quadro ci sono poche pedine non allineate.
Heboric, che verrà scelto dal nuovo dio della guerra per diventare il suo Destriant; Karsa, ovviamente; Leoman, il suo amico, che pare fedele alla causa, uno dei pochi; L’oric, potente mago di cui solo verso la fine scopriamo l’identità.

La trama è semplice, tutto porta allo scontro tra le due sorelle, mentre sullo sfondo si muovono Cotillon e il Dio Caduto, mentre i Tiste sembrano risorgere a nuova forza con l’ingresso in scena degli altri rami della razza, mentre Karsa sembra incamminato verso un futuro in cui il suo popolo tornerà a conquistare terre, mentre Claws e Talons si affrontano per l’ultima volta, mentre gli assassini terminano guerre prima ancora che queste comincino e i tradimenti si sprecano.

Il titolo invece si riferisce si alla nuova Casa, ma richiama anche i molteplici personaggi che per tutta la lunghezza del libro parlano di catene.
Le catene che avvolgono Karsa agli spiriti dei morti che ha ucciso, le catene che Felisin ha stretto intorno a Heboric, le catene che legano le due sorelle per la morte, le catene fisiche provate da Karsa e Leoman….

I libri di Erikson catturano sempre e tengono incollati, malgrado la mole.
Però in questo caso si avverte l’essere in un volume di passaggio, non c’è paragone con l’epicità di Deadhouse Gates o con Memories of Ice.
E’ bello, ma non cattura quanto gli altri. Troppi pochi Bridgeburners?
Probabilmente anche il fatto che la maggior parte del tempo si scoprono eventi già noti dagli altri libri, e assistiamo alle illazioni che fanno tutti quanti sulla comparsa della nuova casa, del Maestro del Mazzo, degli eventi su nel nord, dei Bridgeburners fuorilegge… dopo un po’ infastidisce, visto che sono cose che abbiamo già appreso e vissuto, e ci ritroviamo riportati indietro nel tempo.

Bizarre pacing and some dull POVs detracted

Primer kako napisati kvalitetan roman vojne fantastike, ali i neočekivano human i lep roman. Nije na nivou treće knjige, ali bez obzira - petak.
A tu je i Karsa Orlong, vrlo verovatno jedan od najsimpatičnijih likova u fantastici.

5-

3.5

The beginning and end of this book brings this down to a 2 star for me. I hated Karsa's POV in part one of the book, as all he did was kill and rape people for no other reason than glory. The entire time I was just hoping he would die, and it made part 1 so miserable that I had to put the book down for months after finishing it.

The rest of the book is alright except for the very end, specifically the conflict between Felisin and Tavore. It was the thing I was looking forward to the most at the end of the book, and I felt cheated as Tavore doesn't even get to see that Sha'ik is her sister. This may come in later books, but for now it has really soured my opinion on House of Chains. The ending with the ghost army also felt like a big Deus Ex Machina for me.

Aside from the negatives, I love most of the parts involving Fiddler and other Malazan Marines. They're where I think this series really shines for me.

Ausführliche Review: https://youtu.be/89U3c8JNbyg

Dieses Buch fällt ein wenig aus dem Rahmen, da es vor allem Aufbau ist. Viele der Handlungsstränge finden keinen richtigen Abschluss. Das eigentliche Ende ist aber passend antiklimaktisch. Der beste Teil ist Karsa Orlong, der auf abartige Weise faszinierend ist.

(+)
- Immer mehr geile Figuren (Karsa, Felisin)
- Apsalar / Crokus Beziehung schön tragisch
- Welt wird immer größer
- Tavore und Felisin sind das Herzstück und das tut weh

(-)
- Brutalität und sexuelle Gewalt schlimmer, als in allen anderen Büchern
- Kaum eine Handlung wird wirklich abgeschlossen

Mein Booktube: https://www.youtube.com/channel/UCWsL1fqbkgjZpzLPsXQYN6Q
Mein Bookstagram: https://www.instagram.com/nico_fantasy_reviews/
adventurous dark sad slow-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Yes
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

Karsa is quite the character! But besides him, I found the rest of the story dull compared to the previous 3 books.

***This was so good reading it for the second time 5/5.

this one was more interesting from a lore perspective than from a story perspective, unfortunately.
adventurous challenging dark emotional funny mysterious sad tense medium-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes