You need to sign in or sign up before continuing.

436 reviews for:

Band

Domenico Starnone

3.91 AVERAGE

reflective fast-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: No
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes

3,5⭐️

Questo romanzo è stato il mio primo approccio a Starnone e alla sua lunga bibliografia. Ho scelto "Lacci" perché, oltre ad essere il suo romanzo più famoso, è anche quello che va ad analizzare più nel dettaglio un tema non del tutto sdoganato dalla narrativa e dalla società contemporanee.

"Lacci" è infatti il racconto breve ma intenso di una famiglia disfunzionale, sbagliata, di un matrimonio fallito e tenuto insieme da lacci, appunto, che pesano quanto catene e che sono ormai impossibili da sciogliere. È anche il racconto di un uomo, delle sue insicurezze, dei suoi errori - a lui ben noti, ma privi di significato -, e della sua perdita di identità, prima nel contesto individuale e poi in quello familiare.

Il romanzo è diviso in tre libri, tre piccole parti narrate da tre voci ben distinte.
La prima che incontriamo è la voce di Vanda che risuona chiara, rabbiosa e risentita nelle prime lettere che scrive al marito Aldo quando, all'improvviso, decide di lasciare la casa di Napoli dove i due coniugi vivono con i loro figli, Sandro e Anna. Aldo le ha confessato di essere stato con un'altra donna e, in breve, di avere bisogno di spazio. Siamo nei primi anni '70 in Italia, il divorzio non è cosa nota né comune e Vanda è giustamente piena di rabbia e domande che non trovano risposta. Le sue lettere sono un dialogo con se stessa, uno sfogo, una fuga dalla vita che le sta crollando addosso senza nessun apparente motivo. Le stesse domande che leggiamo la donna le pone al marito nei loro sempre più sporadici incontri, ma l'uomo non ha le risposte che lei cerca così avidamente. Aldo, infatti, risponde raramente agli interrogativi della moglie, messo all'angolo da una passività sconcertante nei confronti dell'intera faccenda, e quando lo fa ammette che tutto va bene, che i bambini e la famiglia non sono un problema e non c'entrano con la decisione che ha preso. Dietro queste parole però, si nasconde una profonda infelicità, un senso di insoddisfazione e di inadeguatezza che lo allontanano sempre di più dai legami familiari e dalla vita che lui e Vanda hanno creato, forse troppo giovani, alla ricerca di un'autonomia e di un'indipendenza che presto non bastano più a vivere nella quotidianità. Il primo libro si chiude con una lettera di Vanda - in risposta all'unica lettera mai scrittale da Aldo - in cui percepiamo rassegnazione, una dolorosa chiusura nei confronti dell'uomo, glaciale e disarmante: le cose stanno così ora, punto. Sono passati quattro anni da quando Aldo è andato via.
La seconda parte vede, invece, protagonista il punto di vista di Aldo, insicuro, incerto, che approfitta di un episodio poco piacevole avvenuto al rientro dei coniugi - ormai ultra settantenni - dalle vacanze estive nella loro casa di Roma. Aldo ripercorre qui la sua storia con Lidia, la donna che ha amato per tutta la vita, con emozione e trasporto. I quattro anni passati lontano dalla famiglia sono stati anni felici: viveva con Lidia, ha avuto successo lavorativamente, si è sentito stimato, amato, importante. Il pensiero della moglie e dei figli non lo ha mai attraversato, se non in modo distaccato, come se fossero qualcosa di talmente lontano da sembrargli irreali. Un giorno decide di voler incontrare i figli e scrive a Vanda, che si reca a Roma con i bambini. Insieme i tre trascorrono un pomeriggio a rincorrere una riappacificazione che sembra arrivare grazie al modo di allacciare le scarpe di Sandro: il bambino infatti allaccia le stringhe come il padre. Questo particolare resta con Aldo e lo porterà poi ad allontanarsi da Lidia - complici anche insicurezze personali dovute all'apparente mancanza di interesse della ragazza nei suoi confronti - e a riavvicinarsi alla famiglia. Purtroppo non si può dire che sia un ritorno felice: sia Vanda che Aldo sono persone diverse ora, più chiuse e consapevoli che quello che si è rotto tra loro mai più potrà essere aggiustato. I due bambini cresceranno con questa consapevolezza e ci rifletteranno da adulti, una sera, sconvolti da alcune verità che non si aspettavano di scoprire in così tarda età sui loro genitori.
L'ultima parte risulta quasi comica in confronto al tono del resto del romanzo: cupo, pesante, doloroso, mai ironico. La voce che ce la racconta è quella di Anna, ormai 45enne, ed è la chiusura di un cerchio: con lei vediamo e siamo costretti a riflettere sul dolore che, anche involontariamente, i genitori e le loro scelte possono provocare ai figli. È forse la parte più dolorosa e realistica del romanzo, quella a cui mi sono sentita più vicina nonostante io abbia avuto (per fortuna) una vita molto diversa da quella di Sandro e Anna.

"Lacci" è quindi la storia di quattro esistenze tristi, vuote, tenute insieme in nome di un legame che deve essere perfetto per antonomasia. La scelta di Aldo di tornare a casa condanna l'uomo a vivere una vita di annullamento: dimentica se stesso, il suo amore per Lidia, le sue ambizioni, le sue passioni; mette tutto questo in un cassetto e semplicemente esiste come individuo. Così anche Vanda: inizialmente vive un misto di isteria e paura di un nuovo abbandono da parte del marito, ma a lungo andare si incupisce, si chiude sempre di più, ed è lei stessa ad ammetterlo ad Aldo dopo 40 anni vissuti in questo modo. Ha senso rimanere legati da lacci sempre più stretti, dai vincoli familiari, quando all'interno della famiglia ogni componente è più solo che mai?

Un altro tema, a mio parere molto importante nel romanzo e che meritava forse più attenzione, è quello della senilità. La vecchiaia, il mutare della nostra mente e del nostro corpo negli anni ci viene mostrato proprio da Aldo che, ormai 74enne, riflette su che uomo era 40 anni prima. È un tema molto delicato, quasi dolce, e avrei voluto che fosse trattato di più, approfondito, insieme al tema della memoria.

È difficile dare un giudizio sui personaggi: prendere le parti di qualcuno di loro a fine lettura è complesso, se non impossibile. Da una parte abbiamo l'uomo, il padre, il colpevole della sofferenza di una famiglia intera e dall'altra abbiamo gli abbandonati, le vittime di questa scelta, che devono riarrangiare la loro vita in modo che si adatti alla nuova situazione. Vista così è semplice dire: beh, Aldo è il colpevole ed è verso di lui che va puntato il dito. Ma l'uomo è davvero solo condannabile? Quante volte vorremmo cambiare la nostra vita, perché nulla ci soddisfa, né noi, né i nostri legami, né i nostri successi generali? Mattia Pascal fece la stessa cosa molti decenni prima, no? Salvo poi tornare alla sua vecchia vita e scoprire che nessuno lo aveva aspettato. Per questo trovo più semplice empatizzare in modo oggettivo con ogni personaggio, aprire un dialogo con ognuno di loro e capire le loro ragioni. Sandro e Anna di colpe non ne hanno, erano solo bambini all'epoca dei fatti, e forse loro sono le vere vittime della vicenda: si sono trovati travolti da un ciclone che li ha lasciati disorientati e privi di punti di riferimento familiari. Come si fa a crescere con un bagaglio di traumi irrisolti così pesante?

In ultima istanza il romanzo mi è piaciuto veramente tanto, penso che si capisca, e ho voluto farne un'analisi attenta e dettagliata perché le riflessioni che ha generato in me sono state un grande spunto per scrivere questa recensione. Sono contenta di essermi approcciata in questo momento della mia vita a questo autore, probabilmente se avessi letto "Lacci" qualche anno fa non lo avrei apprezzato come avrei dovuto. Non vedo l'ora di scoprire le altre opere di Starnone.
challenging emotional reflective sad fast-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Complicated
Loveable characters: Complicated
Flaws of characters a main focus: Yes
reflective fast-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: No
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: No
Flaws of characters a main focus: Yes
adventurous emotional mysterious reflective sad tense

I actually really liked this book. I wondered about the cover and it was satisfying to understand the symbolism of the ties near the end. Also unlike my usual reads was a bit of a heavy read at times hit a bit too close to home but that also could be why i liked it

I devoured this one in a day. Was thinking it reminded me a lot of a book I read by Elena Ferrante and then what do you know… turns out this book is by her husband! So I’m guessing it’s semi autobiographical told from different viewpoints. I love Elena and have read everything she has ever written so this has been a real joy to discover.
reflective sad medium-paced

Ένα βιβλίο με αναπάντεχη δυναμική. Στην αρχή με απώθησε· το ύφος, οι χαρακτήρες, κάτι μου δημιούργησε έντονη αντιπάθεια. Ευτυχώς δεν το εγκατέλειψα. Πολύ γρήγορα η ατμόσφαιρα άλλαξε και άρχισε να με τραβάει ολοένα και περισσότερο. Το τελείωσα με ευκολία και, στο τέλος, όχι απλώς μου άρεσε — με κέρδισε.
challenging emotional reflective medium-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Complicated
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: N/A
Flaws of characters a main focus: No