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diffrazioni's reviews
397 reviews
Si legge in dieci minuti circa il che, tradotto in termini brutalmente economici, significa che è un libro che costa un euro al minuto. A parte questo, è una buona lettura. Rowling parla di fallimenti e immaginazione, ma a colpirmi è stata soprattutto la seconda. Racconta la sua esperienza lavorativa ad Amnesty International, e di quanto ciò l'abbia aiutata a imparare a immaginare, a immaginare di essere nei panni degli altri, soprattutto di chi ha più bisogno di aiuto.
Davvero una bella storia, che appassiona. Le mie pagine preferite sono quelle che raccontano gli anni tra il '700 e l'inizio del '900, quando il cosmo così come lo conosciamo oggi, inizia a prendere forma, grazie, tra gli altri, a figure straordinarie come quella di Herschel e Lemaitre.
Vai sui social come andresti in palestra. Dovessi riassumere il libro di Bruno Mastroianni in sette parole, userei queste. Perché, leggendolo, mi è venuta voglia di pensare ai social come a un posto dove vado a imparare a fare delle cose. Con l'obiettivo di guadagnarci qualcosa, certo, vale a dire la possibilità di capire delle cose che, diversamente, restano un po' oscure.
In fondo mi era già successo. Al referendum del 4 dicembre del 2016, sono andato a votare convinto della mia posizione, dopo essermi confrontato a lungo su facebook, con un gruppo di persone. Gruppo in cui c'erano i 'si', i 'no' e gli 'ancora non lo so'. Ma soprattutto persone con la pazienza di entrare nelle pieghe di un referendum complicato, rifiutando di partecipare al gioco che andava per la maggiore (e cioè lo schierarsi pro/contro Renzi, a prescindere ciò che prevedeva il testo referendario).
Il libro di Mastroianni aiuta a far sì che questo felice caso diventi la regola, non l'eccezione. Certo, bisogna volersi mettere in discussione. Ad esempio bisogna accettare di uscire dalla propria bolla, e avere tra i contatti anche persone con visioni diverse dalle nostre. Sennò parliamo solo tra convertiti, e non ci si guadagna granché.
Quindi, da qui in avanti, farò cose estremamente audaci, come collegarmi e discutere con tifosi della Juve, o - sempre più estremo! - con chi addirittura sostiene che Jovanotti sia un cantante! E, ne sono convinto, avrò dispute che forse non saranno felici, ma certo saranno interessanti, grazie alla guida costituita dal libro di Mastroianni.
In fondo mi era già successo. Al referendum del 4 dicembre del 2016, sono andato a votare convinto della mia posizione, dopo essermi confrontato a lungo su facebook, con un gruppo di persone. Gruppo in cui c'erano i 'si', i 'no' e gli 'ancora non lo so'. Ma soprattutto persone con la pazienza di entrare nelle pieghe di un referendum complicato, rifiutando di partecipare al gioco che andava per la maggiore (e cioè lo schierarsi pro/contro Renzi, a prescindere ciò che prevedeva il testo referendario).
Il libro di Mastroianni aiuta a far sì che questo felice caso diventi la regola, non l'eccezione. Certo, bisogna volersi mettere in discussione. Ad esempio bisogna accettare di uscire dalla propria bolla, e avere tra i contatti anche persone con visioni diverse dalle nostre. Sennò parliamo solo tra convertiti, e non ci si guadagna granché.
Quindi, da qui in avanti, farò cose estremamente audaci, come collegarmi e discutere con tifosi della Juve, o - sempre più estremo! - con chi addirittura sostiene che Jovanotti sia un cantante! E, ne sono convinto, avrò dispute che forse non saranno felici, ma certo saranno interessanti, grazie alla guida costituita dal libro di Mastroianni.
Una riflessione, a mò di glossario, tra due grandi tragedie dal secolo passato. A guidare tutto il testo, una convinzione: il genocidio è accaduto in contesti dove, tutto sommato, non ce lo si poteva aspettare. E lo stesso potrebbe accadere in futuro.
Per entrare dentro la dinamica del genocidio dei tutsi, questo libro è ottimo. Riesce a portare dentro la storia, senza essere eccessivamente didascalico. Anche se un po' lo deve essere: ahimè, ancora oggi, chiunque scrive del genocidio dei tutsi avvenuto in Rwanda nel 1994, non può dare niente per scontato. Importante è anche il punto di vista scelto dall'autore: quello di un cooperatore svizzero, piccolo paese europeo - un po' sui generis - che nel Rwanda post colonialismo ha avuto un ruolo davvero importante.
Bello, appassionante e, a mio parere, di facile comprensione per chiunque, non solo per chi ha fatto studi scientifici.
Credo che tramandare una delle pagine più tremende della nostra storia ai giovani sia una cosa parecchio complicata. Se un adolescente non avesse voglia di sentir parlare di qualcosa di molto triste, che è successo parecchio tempo prima che nascesse, non me la sentirei di dargli addosso. L'adolescenza è un periodo della vita già sufficientemente incasinato, senza dover pure fare i conti con quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Eppure, è necessario, indispensabile, che i conti continuiamo a farli, con la Shoah e le altre grandi violenze di quegli anni. Adolescenti inclusi. Si tratta di trovare il modo. @Carlo Greppi un modo efficace l'ha trovato. Lo porta avanti, insieme ad altri, con l'associazione Deina -
https://www.deina.it/promemoria-auschwitz - e con l'attività di narratore.
«Non restare indietro» racconta di un adolescente e i suoi compagni che, grazie all'impegno di alcuni volontari che svolgono proprio un'attività come quella di Deina, prendono coscienza della storia della Shoah. Grazie a racconti, spezzoni di film e, soprattutto, un viaggio ad Auschwitz.
Mi pare un volume da mettere in mano soprattutto a insegnanti e studenti, ma che ho trovato molto coinvolgente anche io.
Eppure, è necessario, indispensabile, che i conti continuiamo a farli, con la Shoah e le altre grandi violenze di quegli anni. Adolescenti inclusi. Si tratta di trovare il modo. @Carlo Greppi un modo efficace l'ha trovato. Lo porta avanti, insieme ad altri, con l'associazione Deina -
https://www.deina.it/promemoria-auschwitz - e con l'attività di narratore.
«Non restare indietro» racconta di un adolescente e i suoi compagni che, grazie all'impegno di alcuni volontari che svolgono proprio un'attività come quella di Deina, prendono coscienza della storia della Shoah. Grazie a racconti, spezzoni di film e, soprattutto, un viaggio ad Auschwitz.
Mi pare un volume da mettere in mano soprattutto a insegnanti e studenti, ma che ho trovato molto coinvolgente anche io.
Il libro più decisivo e importante di tutti, per me. L'ho pensato la prima volta che l'ho letto, più di vent'anni fa, e lo penso ancora adesso.
Più che di una ricerca o di un saggio si tratta di un lungo pamphlet. Il fallimento e gli errori vengono presentati come grandi opportunità di crescita. L'argomentazione è spesso convincente, a tratti anche molto 'inspiring'. Certo, Pépin sceglie casi in cui le cose sono andate bene, vale a dire persone che, dopo il fallimento, hanno saputo rimettersi in carreggiata più gagliarde di prima. Che è come a dire che prima formulo la tesi e poi vado a cercare le prove che me la sostengono.