gaiazaini's reviews
150 reviews

La casa in collina by Cesare Pavese

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4.0

Storia di una resistenza che resistenza non è. Storia di una vergogna immobile, di un’esistenza vile, mite, silenziosa, solitaria. Storia delle colline torinesi, di colline masticate dalla guerra, dal terrore, dal sangue, paura.
Storia di una guerra che è una presa di coscienza.
Storia di un superstite che ha perso, non solo perché ha perso le persone a cui teneva, quelle con cui condivideva la quotidianità, ma anche perché è sopravvissuto, senza combattere per la sua esistenza, camminando proprio sui cadaveri di chi è morto per lui, e per tutti quelli che sono rimasti.
Questa è una storia che ci racconta una guerra che è la guerra di tutti, una storia che a gran voce tenta di dirci che non ci si può allontanare, deresponsabilizzarsi.
Ogni guerra è una guerra civile, perché quel corpo morto potrei essere io; anzi, non sarei io senza quel corpo morto.

«Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuoi dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l'ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui: non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l'impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce - si tocca con gli occhi - che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.»
La ragazza con la Leica by Helena Janeczek

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4.0

Sicuramente non il romanzo più scorrevole che abbia mai letto, ma altrettanto certamente un intreccio geniale, una storia straordinaria, anzi: la Storia.

“La fame era una cattiva consigliera, e la disperazione anche peggiore. La fame e la disperazione lavoravano per i fascisti e i loro sostenitori neanche più tanto occulti. Le signore dell’alta società già gareggiavano a chi riusciva a rimpinzare Hitler, alla faccia degli operai mandati sul lastrico dai loro consorti.”
La vita sessuale dei nostri antenati: Spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partenogenesi by Bianca Pitzorno

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5.0

Non so cosa sia accaduto nella mia vita con la lettura di questo romanzo. Ma qualcosa si è mosso, ne sono sicura.
Mi ero detta che non avrei scritto nulla a riguardo, che non avrei commentato questa lettura perché in effetti non ho molto da dire, nulla su cui sentenziare e nessun contributo da dare. Ho amato questo romanzo. È l’unica cosa sensata e razionale che posso dire in questo momento. Potrei certo aggiungere molto altro, come il fatto che penso di amare i romanzi familiari, e di averlo scoperto grazie alla Pitzorno, oppure che questa lettura è stata per me come una grande nonna, severa ma affettuosa, saggia quanto accogliente. Una favola che mi ha coccolata, mi ha fatta riflettere, mi ha quasi fatta piangere (cosa che non mi capita spesso, deve aver toccato qualche corda in grado di far uscire da questo corpo disgraziato qualche malinconica melodia), ma che soprattutto mi ha insegnato tanto: su come stare al mondo, e come farlo nonostante. Nonostante.
Storia del nuovo cognome by Elena Ferrante

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5.0

Non so quantificare la potenza della scrittura della Ferrante. Un fluido caldo in movimento, dal quale vieni travolto e trasportato nella vita delle nostre protagoniste: Lenù e Lila (Lenuccia mi perdoni se mi arrogo il diritto di chiamarla così), ma anche in tutto il rione, ingombrante, che si prende tutto voracemente e che spesso non lascia spazio ad altro, tenendo tutti legati indissolubilmente a sé.
Non spreco altre parole. Aspetto solo di essere avvolta nuovamente delle esperienze di queste due giovani donne che crescono con noi, e con le quali cresco anche io.
Uomini e topi by John Steinbeck

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4.0

“Ho visto centinaia di uomini andarsene per strada di ranch in ranch, con i loro fagotti sulle spalle e la stessa dannata idea in testa. Centinaia. Arrivano, e poi se ne vanno da un’altra parte; ognuno di loro ha in quella dannata zucca un pezzettino di terra. E mai che uno di quei fessi ci mette sopra le mani. Proprio come il Paradiso. Tutti a volere il loro pezzettino di terra. Ho letto una quantità di libri qua dentro. Nessuno va in Paradiso, e nessuno ottiene la terra. È solo nella loro testa. Passano il tempo a parlarne, ma è solo nella loro testa.”
Epepe by Ferenc Karinthy

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4.0

“Oppure da lì non c’era ritorno? Era quella l’ultima stazione, l’ultima Thule degli antichi a cui doveva approdare ovunque stesse andando, che fosse Helsinki o qualsiasi altro luogo, e dove prima o poi tutti sarebbero arrivati?”.
L'amante by Marguerite Duras

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4.0

“Gli chiedo se è normale esser così tristi. Dice che è perché abbiamo fatto l’amore di giorno, quando il caldo era più forte. Dice che dopo è sempre terribile, sorride e dice: che due si amino o non si amino, è sempre terribile”.
Se questo è un uomo by Primo Levi

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5.0

«A poco a poco prevale il silenzio, e allora, dalla mia cuccetta che è al terzo piano, si vede e si sente che il vecchio Kuhn prega, ad alta voce, col berretto in testa e dondolando il busto con violenza. Kuhn ringrazia Dio perché non è stato scelto. / Kuhn è un insensato. Non vede, nella cuccetta accanto, Beppo il greco che ha vent'anni, e dopodomani andrà in gas, e lo sa, e se ne sta sdraiato e guarda fisso la lampadina senza dire niente e senza pensare più niente? Non sa Kuhn che la prossima volta sarà la sua volta? Non capisce Kuhn che è accaduto oggi un abominio che nessuna preghiera propiziatoria, nessun perdono, nessuna espiazione dei colpevoli, nulla insomma che sia in potere dell'uomo di fare, potrà risanare mai più? / Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn».

Rilettura, a qualche anno di distanza. Non commento perché non ce ne sarebbe bisogno, il mio silenzio è la mia unica espressione.