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Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Yes
slow-paced
Questo è un libro particolarissimo, non credo di aver letto mai nulla di simile. Durante la lettura avevo quasi l'impressione di trovarmi davanti ad un romanzo freddo e statico, ma mi sono resa conto che non è assolutamente così. Questo non è altro che un ritratto iper-realista di una famiglia, nei suoi pregi e nei suoi difetti e soprattutto perfettamente inserito nel suo contesto storico. Molto bello!
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Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
No
Non capisco proprio che cosa porti ad esaltare così tanto questo libro. L'ho riletto a distanza di più di dieci anni, pensando che una maggiore maturità avrebbe mutato il mio primo giudizio negativo, che invece si è rafforzato: per come la vedo io, è solo un susseguirsi di modi di dire e aneddoti interni alla famiglia Ginzburg rispetto ai quali il lettore rimane un estraneo. Non ci sono scene realmente incisive che si possano ricordare, né personaggi che vengano delineati con un piglio letterario.
Il tenore è quello di una chiacchierata al bar - per quanto ben scritta- che non aggiunge nulla alla mia esperienza di lettrice, tanto che arrivare fino alla fine è stato un'impresa, nonostante la mole ridotta del libro.
Il tenore è quello di una chiacchierata al bar - per quanto ben scritta- che non aggiunge nulla alla mia esperienza di lettrice, tanto che arrivare fino alla fine è stato un'impresa, nonostante la mole ridotta del libro.
Attraverso il lessico e i modi di dire propri della sua famiglia, Natalia Ginzburg ne ricostruisce la storia arricchendo la narrazione con espressioni e alcuni termini dialettali triestini che il padre era solito usare, e proprio attraverso questo particolare linguaggio ne tratteggia dettagliatamente personalità e abitudini. Veniamo così a conoscenza della vita dei Levi tra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso nei suoi aspetti più semplici e quotidiani, dalle gite in montagna, alle litigate tra fratelli, agli amici con cui amavano trascorrere le serate.
Oltre all’originalità del lessico dei Levi e alla descrizione di una Torino tanto familiare per chi ci abita, un aspetto in particolare ho trovato interessante e importante nel libro della Ginzburg: il contributo dato dalla scrittrice nel farci conoscere alcune celebri personalità, come Cesare Pavese, Filippo Turati, Adriano Olivetti per citarne alcuni, non soltanto attraverso ciò che hanno fatto in relazione al contesto storico e culturale in cui hanno vissuto (che può essere facilmente trovato su qualche libro di storia o letteratura), ma proprio attraverso le loro abitudini, espressioni e stati d’animo.
Un libro che rimane testimonianza importante di un periodo storico denso di avvenimenti: dagli anni del regime fascista passando per quelli della censura culturale e delle persecuzioni razziali, fino ad arrivare ad un dopoguerra di speranze deluse soprattutto per quelle famiglie italiane antifasciste che, come i Levi e lo stesso marito della scrittrice Leone Ginzburg, hanno vissuto le conseguenze dell'aver scelto la resistenza.
Oltre all’originalità del lessico dei Levi e alla descrizione di una Torino tanto familiare per chi ci abita, un aspetto in particolare ho trovato interessante e importante nel libro della Ginzburg: il contributo dato dalla scrittrice nel farci conoscere alcune celebri personalità, come Cesare Pavese, Filippo Turati, Adriano Olivetti per citarne alcuni, non soltanto attraverso ciò che hanno fatto in relazione al contesto storico e culturale in cui hanno vissuto (che può essere facilmente trovato su qualche libro di storia o letteratura), ma proprio attraverso le loro abitudini, espressioni e stati d’animo.
Un libro che rimane testimonianza importante di un periodo storico denso di avvenimenti: dagli anni del regime fascista passando per quelli della censura culturale e delle persecuzioni razziali, fino ad arrivare ad un dopoguerra di speranze deluse soprattutto per quelle famiglie italiane antifasciste che, come i Levi e lo stesso marito della scrittrice Leone Ginzburg, hanno vissuto le conseguenze dell'aver scelto la resistenza.
La famiglia Levi è fuori dal comune ed è come tutte le altre. Questo libro è un documento perché Natalia racconta un pezzo fondamentale di storia italiana, con le sue menzioni alla Olivetti, all'antifascismo, all'Einaudi, a Cesare Pavese e racconta tutto questo da una prospettiva intima, personale. Questo libro è anche prezioso perché mi ha spiegato finalmente come mai mi sembra sempre che mio fratello mi capisca anche se parliamo poco. La ragione è che una famiglia crea delle consuetudini anche lessicali ed espressive, delle abitudini e dei riti che entrano a far parte di te e ti definiscono.
Insomma, una cronaca familiare "minuta", non per grandi eventi (che pure ce ne sarebbero viste la statura intellettuale della famiglia e i loro rapporti con la società civile e politica italiana), ma per giornate tipo, episodi "qualunque", che forse sono quelli a fare veramente chi sei.
"Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia. Ci basta dire: "Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna" o "De cosa spussa l'acido solfidrico", per ritrovare ad un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assiri-babilonesi, testimonianza di un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e resuscitando nei punti piú diversi della terra, quando uno di noi dirà — egregio signor Lippman — e subito risuonerà al nostro orecchio la voce impaziente di mio padre: "Finitela con questa storia! L'ho sentita già tante di quelle volte!"."
Insomma, una cronaca familiare "minuta", non per grandi eventi (che pure ce ne sarebbero viste la statura intellettuale della famiglia e i loro rapporti con la società civile e politica italiana), ma per giornate tipo, episodi "qualunque", che forse sono quelli a fare veramente chi sei.
"Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia. Ci basta dire: "Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna" o "De cosa spussa l'acido solfidrico", per ritrovare ad un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assiri-babilonesi, testimonianza di un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e resuscitando nei punti piú diversi della terra, quando uno di noi dirà — egregio signor Lippman — e subito risuonerà al nostro orecchio la voce impaziente di mio padre: "Finitela con questa storia! L'ho sentita già tante di quelle volte!"."