971 reviews for:

American Pastoral

Philip Roth

3.8 AVERAGE


The writing is great. Really liked the way the story unfolded, how he used his narrator, switching between third and first person. Not heavy on plot, and doesn't need to be, very character driven.

Thank God I'm done. Roth is a great writer, but the last bit of this is so long. The ghost writer made me feel more, although I think my dad would like this book.
dark emotional reflective sad slow-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: No
Loveable characters: No
Diverse cast of characters: Complicated
Flaws of characters a main focus: Yes

a great example of pre-9/11 Americana literature, but it didn’t have to be that long. too much backstory for unimportant characters. still quite great, a worthwhile read for its fascinating politics, which are interesting to read even 25 years after its publication.

"The American appetite for ownership is dazzling to behold."

Loved Roth's use of broad stroke symbolism.

This was good. Not my normal choice of fiction, but good. This chronicles the fall and deconstruction of a Jewish American family. It deconstructs and examines many aspects of "The American Dream", piece by piece. There was some commentary that almost feels like it might be the author speaking through the characters, but maybe I'm reading too much into it. After all, authors write about murderers but most of them haven't murdered people. We deal with the civil rights movement and the Vietnam war. Heavy stuff. I don't think I would recommend this book to most of my friends, because we tend to want lighter fare, or fare that doesn't hit so close to home.

Non servo certo io per dire che un romanzo che ha vinto il Pulitzer sia incredibile, ma siamo qui anche per questo.
Roth non è uno scrittore facile, lo definirei più uno scrittore pregante, carico, titanico, annichilente, come i suoi personaggi. Personaggi che lottando con se stessi interiorizzano la lotta alla società, al cambiamento, al divario generazionale e al decadimento di quel sogno americano illusorio su cui il progresso si è basato. La Pastorale Americana esiste? O è solo la patina sorridente e perbenista che lo Svedese mette in scena, ogni giorno, a discapito delle brutture e delle crepe che si formano e si sedimentano nelle mura della sua vita perfetta? Forse tutto è un lento e inesorabile declino anche nella vita degli esseri che noi idolatriamo, e ce lo dice Zuckerman già da subito:

“Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.”

Ci ho messo parecchio tempo per riuscire a digerire (e non credo di esserci ancora riuscita) "Pastorale americana". Questo solitamente significa che un libro non mi sia piaciuto moltissimo, ma in questo caso si tratta proprio del contrario: non so da quanto tempo non mi capitava un romanzo talmente bello, talmente denso, duro, incisivo da non permettermi di leggere in maniera troppo spedita, perché ogni pagina, ogni paragrafo aveva bisogno di essere masticato, assimilato, indagato e trattenuto a lungo prima di poter aggiungere nuove parole.
E' già stato detto moltissimo su "Pastorale americana", e io non credo di poter aggiungere molto altro, se non il fatto che sono felicissima che Roth sia uno scrittore così prolifico, perché ora avrei voglia di comprare la sua intera bibliografia e passare tutte le mie ore libere a leggere poche pagine e riflettere molto.
Trovo la scrittura di Roth straordinaria, densissima, è vero, ma perfettamente equilibrata, senza una parola fuori posto (ecco, è per poter leggere prose così senza intermediari che mi piacerebbe padroneggiare perfettamente l'inglese, ma, maledizione, ho ancora troppa strada da fare per poter arrivare ad un traguardo simile), di una precisione chirurgica che quasi inibisce (e mai come in questo caso penso che l'espressione "precisione chirurgica" sia estremamente indovinata: Roth maneggia la sua scrittura con sicurezza e precisione, e la utilizza per sezionare la vita - quella dello Svedese, dell'America, e perché no, dell'umanità).
Fa male, questo romanzo, fa male perché, pur essendo apparentemente distante dalla vita dei molti (l'immensità di certe tragedie, per fortuna, non toccano in prima persona ognuno di noi), in realtà si riduce ad un paradigma, a riflessioni portate all'estremo, certo, ma terribilmente semplici e vicine, alla portata di chiunque. "Pastorale americana" è il paradigma di tutte le speranze, dei sogni, dell'impegno che chiunque può profondere nelle cause più diverse, e dell'irrazionalità della vita, capace di spazzare via ogni impegno con un battito di ciglia. E' un romanzo che si chiude con una domanda, e l'unica risposta possibile, sembra essere che non esistono motivazioni, che le cose accadono, che qualunque cosa si possa fare, la vita non terrà conto dei nostri desideri, del nostro impegno, di quanto di buono abbiamo fatto (o abbiamo creduto di fare), perché non esiste razionalità, non esiste una finalità, non ci sono cause ultime.
"Pastorale americana" è uno di quei romanzi che non possono lasciare indifferenti, nel bene o nel male. Con me certamente non lo ha fatto.
challenging dark emotional reflective slow-paced
Plot or Character Driven: A mix
Strong character development: Yes
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes
challenging dark reflective slow-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: Complicated
Loveable characters: No
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes