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Le cose intorno a noi stanno cambiando, in modo più veloce che mai. No, non si tratta del solito trito e ritrito constatare che siamo sempre in mezzo al cambiamento, il fiume che scorre, panta rei e via dicendo. Il cambiamento in questione è quello del clima. Magnason sceglie di raccontarlo non dal punto di vista dei numeri globali (+1,5 °C, + 2, + 3...) e della percentuale di CO2 nell'aria, ma da quello che vede intorno a sé.
E siccome intorno a lui ci sono soprattutto i ghiacciai dell'Islanda, il suo punto di vista è particolarmente interessante. Le terre coperte dai ghiacci sono tra le più colpite dall'emergenza climatica, sono quelle dove le modifiche in corso si vedono di più.
Magnason racconta il cambiamento con gli occhi della sua famiglia, a partire dalla generazione dei suoi nonni e del rapporto che questi avevano con i ghiacciai, frequentati come esploratori e come studiosi.
«Vedendo i filmati che il nonno aveva girato sul ghiacciaio, una volta gli dissi che avrebbe anche potuto riprendere la nonna più spesso. La nonna era stata giovane una sola volta, mentre il ghiacciaio e il panorama avrebbe sempre potuto filmarli. Mi sbagliavo. Il ghiacciaio si è rivelato effimero quanto gli umani. I filmati del nonno sono testimonianze preziose di un paesaggio che non esisterà ancora a lungo».
Le riflessioni più generali, comunque, non mancano: «Per il progetto Manhattan furono mandate nel deserto diecimila persone che lavorarono giorno e notte, saltando le ferie estive e quelle di Natala, per costruire una bomba atomica. Perché allora non impegnarsi altrettanto per fare qualcosa di buono per il pianeta?».
Magnason ritaglia un ruolo importante, per la letteratura, che non deve sostituirsi alla comunicazione scientifica, ma aiutarla: «Forse gli scienziati non capiscono che cosa dicono finché non lo capiscono gli altri», scrive. Una frase che ricorda l'affermazione di Lagrange secondo cui un matematico non ha interamente compreso la propria opera finché non l’ha resa così chiara da farla capire al primo passante in cui s’imbatte per strada.
"Il tempo e l'acqua" è un libro importante anche per capire che il nostro destino non è segnato. «Per prevenire il disastro climatico non sarebbe necessario assumere comportamenti estremi come è accaduto durante la pandemia. Molte delle cose che abbiamo smesso di fare - abbracciare la nonna, goderci le vie affollate, stringere la mano a uno sconosciuto, andare ai concerti, alle partite, a teatro, in biblioteca, a scuola e ai caffè - non influiranno sulla salute del pianeta: non sono queste le abitudini da abbandonare per contrastare il riscaldamento globale».
Ma, soprattutto, è un libro importante per capire che, questa volta, siamo di fronte a un problema mondiale che riguarda tutte e tutti, indistintamente.
E siccome intorno a lui ci sono soprattutto i ghiacciai dell'Islanda, il suo punto di vista è particolarmente interessante. Le terre coperte dai ghiacci sono tra le più colpite dall'emergenza climatica, sono quelle dove le modifiche in corso si vedono di più.
Magnason racconta il cambiamento con gli occhi della sua famiglia, a partire dalla generazione dei suoi nonni e del rapporto che questi avevano con i ghiacciai, frequentati come esploratori e come studiosi.
«Vedendo i filmati che il nonno aveva girato sul ghiacciaio, una volta gli dissi che avrebbe anche potuto riprendere la nonna più spesso. La nonna era stata giovane una sola volta, mentre il ghiacciaio e il panorama avrebbe sempre potuto filmarli. Mi sbagliavo. Il ghiacciaio si è rivelato effimero quanto gli umani. I filmati del nonno sono testimonianze preziose di un paesaggio che non esisterà ancora a lungo».
Le riflessioni più generali, comunque, non mancano: «Per il progetto Manhattan furono mandate nel deserto diecimila persone che lavorarono giorno e notte, saltando le ferie estive e quelle di Natala, per costruire una bomba atomica. Perché allora non impegnarsi altrettanto per fare qualcosa di buono per il pianeta?».
Magnason ritaglia un ruolo importante, per la letteratura, che non deve sostituirsi alla comunicazione scientifica, ma aiutarla: «Forse gli scienziati non capiscono che cosa dicono finché non lo capiscono gli altri», scrive. Una frase che ricorda l'affermazione di Lagrange secondo cui un matematico non ha interamente compreso la propria opera finché non l’ha resa così chiara da farla capire al primo passante in cui s’imbatte per strada.
"Il tempo e l'acqua" è un libro importante anche per capire che il nostro destino non è segnato. «Per prevenire il disastro climatico non sarebbe necessario assumere comportamenti estremi come è accaduto durante la pandemia. Molte delle cose che abbiamo smesso di fare - abbracciare la nonna, goderci le vie affollate, stringere la mano a uno sconosciuto, andare ai concerti, alle partite, a teatro, in biblioteca, a scuola e ai caffè - non influiranno sulla salute del pianeta: non sono queste le abitudini da abbandonare per contrastare il riscaldamento globale».
Ma, soprattutto, è un libro importante per capire che, questa volta, siamo di fronte a un problema mondiale che riguarda tutte e tutti, indistintamente.
Fabulous storytelling by Magnason, again, who is weaving contexts, data, history, wisdom and poetry to bring us closer to action, as this phenomenal mess which is this climate crisis is logarithmically growing.
A mix of memoir, scientific reportage, and hagiography. It all felt very disjointed, to be honest. The memoir/family history bits were pretty dry, and I couldn’t see how they related to the rest of the text. The most interesting part was when he explored Buddhist and Icelandic mythologies, and how both traditions revere glaciers. I love an interview with the Dalai Lama, but the interviews didn’t really explore climate change, the role of life-giving glaciers in Tibet/China/India, or the wider significance of glaciers in general. They mostly discussed the Dalai Lama’s life. Again, interesting, but it seemed like a missed opportunity. Three stars because I learned a lot about glaciers and wasn’t aware of the political/economic importance of Himalayan glaciers, and what that means for stability as we enter deeper into the climate crisis.
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informative
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medium-paced
Serious book about climate change. It was really well done, I didn't feel overly depressed and hopeless while reading it. In the few moments where it started to get this way, the chapter ended and it pivoted in another direction. It was so informative and covered a whole bunch of topics and locations through the world. It was told with personal stories and meetings and myths (although not as much Norse as I thought) which made it enjoyable and interesting to read.
Un libro per certi versi sorprendente.
Un libro sui cambiamenti climatici e sulla necessità di agire, e di agire con forza e tempestività, prima che sia tardi... ma diverso dagli altri libri di questo tipo che ho letto.
L'autore prende i freddi dati scientifici presenti in tantissime altre pubblicazioni e li mescola a racconti, aneddoti, storie che ci aiutano a contestualizzare tutto questo.
Perché il problema che si trova ad affrontare Magnason è il come far avvertire questa urgenza, questo pericolo alla gente, visto che spesso lo snocciolamento degli spaventosi dati e delle terrificanti previsioni climatiche cade in un buco nero, diventa un ronzio fastidioso in sottofondo.
La gente sente, magari capisce anche, ma la cosa non si sedimenta in loro, finisce sommersa da problemi più "impellenti", più reali per gli individui che non cambiamenti climatici che terze parti con interessi in gioco tentano di rendere irreale con informazioni false che inquinano il dibattito, e che comunque potrebbero non avvenire nell'arco delle loro vite.
E così l'autore unisce l'acqua, e cioè il cambiamento climatico relativo alle acque del pianeta (i ghiacciai in recessione, i fiumi da cui dipendono intere nazioni e che in futuro causeranno guerre tremende, gli oceani e la loro acidificazione), al tempo.
Vediamo il mondo ai tempi dei suoi nonni, all'inizio dello scorso secolo, quando la tecnologia e il potere dell'uomo erano inferiori, e i ghiacciai erano sfide epiche.
Vediamo il mondo attuale, con i ghiacciai che sono ombre di quelli di prima.
E vediamo il mondo che sarà, con i nipoti dell'autore che potrebbero non conoscere mai gli stessi ghiacciai su cui i nonni di Magnason aveva intrapreso spedizioni.
Le storie dei suoi antenati si mescolano alla mitologia islandese e indiana, la vita di Magnason con quella del Dalai Lama che incontra due volte e col quale discute anche dei cambiamenti climatici.
Penso questo stile divulgativo possa essere una buona direzione nella quale incamminarsi per tentare di sensibilizzare più persone a questo problema che non sparirà semplicemente perché ignorato, e che si fa sempre più pressante col passare del tempo.
L'unico barlume di speranza può essere dato dal fatto che effettivamente quando l'uomo si è ritrovato con le spalle al muro, con collaborazioni, investimenti e impegno è riuscito in brevissimo tempo a creare meraviglie che hanno cambiato la storia e il mondo. Magari il miracolo si ripeterà anche questa volta, resta da vedere se ci si arriverà in tempo prima di aver fatto danni irreparabii all'ecosistema.
Un libro sui cambiamenti climatici e sulla necessità di agire, e di agire con forza e tempestività, prima che sia tardi... ma diverso dagli altri libri di questo tipo che ho letto.
L'autore prende i freddi dati scientifici presenti in tantissime altre pubblicazioni e li mescola a racconti, aneddoti, storie che ci aiutano a contestualizzare tutto questo.
Perché il problema che si trova ad affrontare Magnason è il come far avvertire questa urgenza, questo pericolo alla gente, visto che spesso lo snocciolamento degli spaventosi dati e delle terrificanti previsioni climatiche cade in un buco nero, diventa un ronzio fastidioso in sottofondo.
La gente sente, magari capisce anche, ma la cosa non si sedimenta in loro, finisce sommersa da problemi più "impellenti", più reali per gli individui che non cambiamenti climatici che terze parti con interessi in gioco tentano di rendere irreale con informazioni false che inquinano il dibattito, e che comunque potrebbero non avvenire nell'arco delle loro vite.
E così l'autore unisce l'acqua, e cioè il cambiamento climatico relativo alle acque del pianeta (i ghiacciai in recessione, i fiumi da cui dipendono intere nazioni e che in futuro causeranno guerre tremende, gli oceani e la loro acidificazione), al tempo.
Vediamo il mondo ai tempi dei suoi nonni, all'inizio dello scorso secolo, quando la tecnologia e il potere dell'uomo erano inferiori, e i ghiacciai erano sfide epiche.
Vediamo il mondo attuale, con i ghiacciai che sono ombre di quelli di prima.
E vediamo il mondo che sarà, con i nipoti dell'autore che potrebbero non conoscere mai gli stessi ghiacciai su cui i nonni di Magnason aveva intrapreso spedizioni.
Le storie dei suoi antenati si mescolano alla mitologia islandese e indiana, la vita di Magnason con quella del Dalai Lama che incontra due volte e col quale discute anche dei cambiamenti climatici.
Penso questo stile divulgativo possa essere una buona direzione nella quale incamminarsi per tentare di sensibilizzare più persone a questo problema che non sparirà semplicemente perché ignorato, e che si fa sempre più pressante col passare del tempo.
L'unico barlume di speranza può essere dato dal fatto che effettivamente quando l'uomo si è ritrovato con le spalle al muro, con collaborazioni, investimenti e impegno è riuscito in brevissimo tempo a creare meraviglie che hanno cambiato la storia e il mondo. Magari il miracolo si ripeterà anche questa volta, resta da vedere se ci si arriverà in tempo prima di aver fatto danni irreparabii all'ecosistema.
emotional
informative
inspiring
reflective
slow-paced
What an amazing book! It captures everything. If you are planning on reading something, and crave a memorable history but also that will fill your heart and mind? Pick this up. You won’t regret it. Thank me later, but mostly thank Andri.