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francesca_felicia's review against another edition
3.0
Romanzo di formazione da 3.5 “stelline”
Ho pareri contrastanti su questo libro. Quando ho cominciato a leggere questo romanzo (la “mia” prima opera della Morante) avevo aspettative altissime, questo per il semplice fatto che è generalmente considerato uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento. Non mentirò, ho molto faticato durante la lettura di quest’opera… lo stile di Elsa Morante sarà forse evocativo, epico, e non so quanto altro, ma io l’ho trovato semplicemente complesso e (volutamente, ma non ostinatamente) “arzigogolato”. La storia in se non mi è dispiaciuta, la metafora dell’isola è ciò che più di tutto ho apprezzato, il personaggio di Arturo è il tipico protagonista in cui un po’ ti ci ritrovi e un po’ lo detesti. Ho apprezzato Nunziata, la sua “insanabile” religiosità. Poi ci sono tanti passaggi figli di quel tempo, che mi fanno storcere il naso da un lato e mi incuriosiscono (per via del confronto che ne posso trarre col presente) dall’altro.
Insomma, in sintesi un’opera sensazionale perché sono gli altri che m’hanno fatto credere sia così. Una lettura difficoltosa, ma che in fin dei conti ho apprezzato. Un romanzo sul quale non fa poi così male sbattere la testa, ma che non credo sia per tutti perché forse libri così non ne fanno più ed è pure giusto.
Ho pareri contrastanti su questo libro. Quando ho cominciato a leggere questo romanzo (la “mia” prima opera della Morante) avevo aspettative altissime, questo per il semplice fatto che è generalmente considerato uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento. Non mentirò, ho molto faticato durante la lettura di quest’opera… lo stile di Elsa Morante sarà forse evocativo, epico, e non so quanto altro, ma io l’ho trovato semplicemente complesso e (volutamente, ma non ostinatamente) “arzigogolato”. La storia in se non mi è dispiaciuta, la metafora dell’isola è ciò che più di tutto ho apprezzato, il personaggio di Arturo è il tipico protagonista in cui un po’ ti ci ritrovi e un po’ lo detesti. Ho apprezzato Nunziata, la sua “insanabile” religiosità. Poi ci sono tanti passaggi figli di quel tempo, che mi fanno storcere il naso da un lato e mi incuriosiscono (per via del confronto che ne posso trarre col presente) dall’altro.
Insomma, in sintesi un’opera sensazionale perché sono gli altri che m’hanno fatto credere sia così. Una lettura difficoltosa, ma che in fin dei conti ho apprezzato. Un romanzo sul quale non fa poi così male sbattere la testa, ma che non credo sia per tutti perché forse libri così non ne fanno più ed è pure giusto.
marghetrota's review against another edition
emotional
lighthearted
reflective
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? Yes
- Loveable characters? Yes
- Diverse cast of characters? Yes
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.5
willajules's review against another edition
1.0
Totaal niet wat ik ervan verwacht had. Schrijfstijl ligt me ook niet, kwam zeer traag op gang en werd niet bepaald meegezogen in het verhaal dat ik persoonlijk redelijk ongeloofwaardig vond overkomen. Verschillende stukken heb ik "gelezen" zonder echt te lezen wat er stond. Pas meer naar het einde leest het wat vlotter maar m.i. niet de moeite om eraan te beginnen. 1 ster
annamoss's review against another edition
4.0
Initially, a very slow-paced Italian novel that doesn't seem too concerned with getting anywhere quickly. Ultimately, all of this is part of how the novel works, as it culminates in a coming of age story. Most Italian novels I've read have had women as the main characters, so this one (especially with Arturo's striving to become a man and the treatment of women throughout) is an interesting shift. [Note: current events - pandemic and the election - slowed my reading of this book.]
kleurenpalet's review against another edition
4.0
"Maar nee... onvermijdelijk zou ook de zomer weer komen, zoals elk jaar. Die krijg je niet kapot, het is een onkwetsbare draak die telkens weer wordt herboren in zijn eerste fantastische kindertijd" (p. 347)
damoreads's review against another edition
emotional
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? Yes
- Loveable characters? Complicated
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? Yes
5.0
madeleinebeck's review against another edition
3.0
honestly kind of a letdown - i had high hopes after reading lies and sorcery - wish i had read the ann goldstein translation instead bc this one was riddled with errors and also had completely inaccurate flap copy that mischaracterized the story.. all of this aside it really petered off at the end and i felt like i had to drag myself through the last 100 pages or so, all for a very anticlimactic ending.
on the good side of things i like the way it explored arturo’s pretty messed up family dynamics - mommy AND daddy issues - and liked the very summery italian atmosphere, especially procida being near ischia (where elena vacations in one of the ferrante neapolitan quartet books)
at least i can start intermezzo now!
on the good side of things i like the way it explored arturo’s pretty messed up family dynamics - mommy AND daddy issues - and liked the very summery italian atmosphere, especially procida being near ischia (where elena vacations in one of the ferrante neapolitan quartet books)
at least i can start intermezzo now!
momotan's review against another edition
4.0
A volte di un libro si ignora l’esistenza per anni, poi tutto a un tratto troviamo richiami e consigli riguardanti il libro in questione praticamente ovunque, e tutti più o meno nello stesso periodo.
A me è successo proprio così con L’isola di Arturo, in brevissimo tempo ho cominciato a leggerne commenti in rete e a ritrovarmelo consigliato da un amico. Troppe coincidenze, e si sa che in questo campo sono sprovvisto di forza di volontà, così un paio di mesi fa l’ho trovato in offerta alla Ubik e me lo sono preso.
Che dire?
Come ho avuto a commentare già altre volte, speravo meglio ma temevo peggio.
Non mi ha entusiasmato quanto avrei sperato visto come ne avevo letto parlare bene, ma non mi ha annoiato né mi sono ritrovato a pensare ma che schifezza di libro.
L’intero libro è composto dai ricordi d’infanzia di Arturo Gerace, che racconta il mondo in cui era cresciuto. Un mondo strano, lontanissimo dalla realtà, su un’isola di Procida degli anni ’30.
Un mondo strano e lontanissimo dalla realtà non tanto per la distanza temporale, che pure fa apparire il tutto stranissimo quando vengono descritti i comportamenti delle donne, quanto per il fatto che Arturo cresce da solo. Il padre, un tedesco che si era ritrovato erede di un palazzino e di diversi poderi dai quali riscuoteva denaro e cibarie, era sempre in viaggio per scopi misteriosi e si interessava pochissimo del figlio, cresciuto per un poco dal servitore Silvestro e in seguito lasciato allo stato brado.
Niente scuola, vestiti logori e vecchi, cibo freddo preparato da un contadino che lavorava le terre del padre.
Niente famiglia, visto che la madre era morta di parto, la famiglia di lei era di Massa e si era disinteressata di lui, la famiglia paterna era in Germania.
Niente amici, visto che il carattere di Arturo era modellato su quello del padre: scostante, con arie di superiorità, arrogante.
Arturo è intelligente, ha studiato sui libri presenti in casa. Conosce i classici, la geografia, la storia antica. Scrive poesie e sogna di partire a fare viaggi avventurosi in giro per il mondo, in compagnia del suo divino ed eroico padre, che lui venera e per il quale stravede.
Ma Arturo emotivamente è un infante, e si ritroverà a dover fare i conti con le emozioni derivanti dall’interagire con altre persone quando, a quattordici anni, si ritrova con il padre che gli porta in casa la sua sposa. Nunziatella, napoletana sedicenne religiosissima (mentre loro due sono atei), pacata, bonaria, gentile.
E il bambino che vive nel corpo robusto di Arturo si scoprirà preda di un demone fino ad allora sconosciuto, la gelosia. Una gelosia che lo renderà sempre più intrattabile e meschino, e che solo a tratti sembrerà quasi allontanarsi da lui. Una gelosia che però, abbastanza prevedibilmente, cela ben altro sotto le sue ceneri fumanti.
Da un certo punto in poi diventa abbastanza prevedibile, con la rapida maturazione (fino a un certo punto) di Arturo, il suo confrontarsi con il padre scoprendolo umano, il suo rapporto con la matrigna, la nascita di Carmine Arturo, la comparsa di Assunta.
Meno tragico di come l’avrebbe fatto uno Shakespeare, ma comunque intriso di abbastanza tragicità da rendere curiosi di arrivare in fondo per vedere come termineranno i rapporti con i genitori.
Una bella lettura.
A me è successo proprio così con L’isola di Arturo, in brevissimo tempo ho cominciato a leggerne commenti in rete e a ritrovarmelo consigliato da un amico. Troppe coincidenze, e si sa che in questo campo sono sprovvisto di forza di volontà, così un paio di mesi fa l’ho trovato in offerta alla Ubik e me lo sono preso.
Che dire?
Come ho avuto a commentare già altre volte, speravo meglio ma temevo peggio.
Non mi ha entusiasmato quanto avrei sperato visto come ne avevo letto parlare bene, ma non mi ha annoiato né mi sono ritrovato a pensare ma che schifezza di libro.
L’intero libro è composto dai ricordi d’infanzia di Arturo Gerace, che racconta il mondo in cui era cresciuto. Un mondo strano, lontanissimo dalla realtà, su un’isola di Procida degli anni ’30.
Un mondo strano e lontanissimo dalla realtà non tanto per la distanza temporale, che pure fa apparire il tutto stranissimo quando vengono descritti i comportamenti delle donne, quanto per il fatto che Arturo cresce da solo. Il padre, un tedesco che si era ritrovato erede di un palazzino e di diversi poderi dai quali riscuoteva denaro e cibarie, era sempre in viaggio per scopi misteriosi e si interessava pochissimo del figlio, cresciuto per un poco dal servitore Silvestro e in seguito lasciato allo stato brado.
Niente scuola, vestiti logori e vecchi, cibo freddo preparato da un contadino che lavorava le terre del padre.
Niente famiglia, visto che la madre era morta di parto, la famiglia di lei era di Massa e si era disinteressata di lui, la famiglia paterna era in Germania.
Niente amici, visto che il carattere di Arturo era modellato su quello del padre: scostante, con arie di superiorità, arrogante.
Arturo è intelligente, ha studiato sui libri presenti in casa. Conosce i classici, la geografia, la storia antica. Scrive poesie e sogna di partire a fare viaggi avventurosi in giro per il mondo, in compagnia del suo divino ed eroico padre, che lui venera e per il quale stravede.
Ma Arturo emotivamente è un infante, e si ritroverà a dover fare i conti con le emozioni derivanti dall’interagire con altre persone quando, a quattordici anni, si ritrova con il padre che gli porta in casa la sua sposa. Nunziatella, napoletana sedicenne religiosissima (mentre loro due sono atei), pacata, bonaria, gentile.
E il bambino che vive nel corpo robusto di Arturo si scoprirà preda di un demone fino ad allora sconosciuto, la gelosia. Una gelosia che lo renderà sempre più intrattabile e meschino, e che solo a tratti sembrerà quasi allontanarsi da lui. Una gelosia che però, abbastanza prevedibilmente, cela ben altro sotto le sue ceneri fumanti.
Da un certo punto in poi diventa abbastanza prevedibile, con la rapida maturazione (fino a un certo punto) di Arturo, il suo confrontarsi con il padre scoprendolo umano, il suo rapporto con la matrigna, la nascita di Carmine Arturo, la comparsa di Assunta.
Meno tragico di come l’avrebbe fatto uno Shakespeare, ma comunque intriso di abbastanza tragicità da rendere curiosi di arrivare in fondo per vedere come termineranno i rapporti con i genitori.
Una bella lettura.