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dark
emotional
inspiring
reflective
tense
medium-paced
challenging
dark
emotional
mysterious
sad
tense
slow-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
The story is good but I really did not enjoy the slow pace of the book.
challenging
dark
emotional
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
No
adventurous
dark
inspiring
mysterious
tense
slow-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Complicated
adventurous
dark
emotional
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
yess, give me more books with niche nerdy themes!!
that slice your heart open and leave you to bleed on the ground...!!?
...
r.f. kuang wtf?!!
LETTY WTF!!!
that slice your heart open and leave you to bleed on the ground...!!?
...
r.f. kuang wtf?!!
adventurous
challenging
dark
emotional
hopeful
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
No
adventurous
dark
emotional
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
No
Un libro divisivo, che ha ricevuto pareri davvero eterogenei, e dopo averlo letto capisco pienamente il perché.
"Babel" non è il tipico low-fantasy percorso incidentalmente da tematiche che hanno forti legami con la contemporaneità. Piuttosto, è una lunga denuncia contro il colonialismo condotta portando alle estreme conseguenze la storia e le conseguenze dello sfruttamento (già di per sé brutale) delle risorse indigene attraverso l'invenzione di un espediente magico (e francamente geniale) che attribuisce all'argento e allo scarto di traduzione poteri enormi.
A una prima parte di presentazione e a una sezione centrale più "tradizionale" e prevedibile segue una serie di scelte di trama inaspettate e coinvolgenti, che sottolineano ancora di più la distanza tra questo libro e i tratti usuali del genere. Ne risulta uno di quei rari casi, quindi, in cui il libro più va avanti e più migliora (forse anche perché la prima parte ha un po' di difetti), fino a un finale forte e commovente.
E se la poca verosimiglianza di certi eventi e/o dinamiche è in qualche modo giustificata dall'etichetta del "fantasy", alla fine "Babel" fa molta fatica a farsi incasellare e perciò divide, anche per la sua capacità (pregio o difetto?) di spaziare dal racconto di formazione alla denuncia sociale e al tono da lezione di linguistica e glottologia (offrendo alcune tra le parti più affascinanti, anche se talvolta un po' difficili da affrontare).
"Babel" non è il tipico low-fantasy percorso incidentalmente da tematiche che hanno forti legami con la contemporaneità. Piuttosto, è una lunga denuncia contro il colonialismo condotta portando alle estreme conseguenze la storia e le conseguenze dello sfruttamento (già di per sé brutale) delle risorse indigene attraverso l'invenzione di un espediente magico (e francamente geniale) che attribuisce all'argento e allo scarto di traduzione poteri enormi.
A una prima parte di presentazione e a una sezione centrale più "tradizionale" e prevedibile segue una serie di scelte di trama inaspettate e coinvolgenti, che sottolineano ancora di più la distanza tra questo libro e i tratti usuali del genere. Ne risulta uno di quei rari casi, quindi, in cui il libro più va avanti e più migliora (forse anche perché la prima parte ha un po' di difetti), fino a un finale forte e commovente.
E se la poca verosimiglianza di certi eventi e/o dinamiche è in qualche modo giustificata dall'etichetta del "fantasy", alla fine "Babel" fa molta fatica a farsi incasellare e perciò divide, anche per la sua capacità (pregio o difetto?) di spaziare dal racconto di formazione alla denuncia sociale e al tono da lezione di linguistica e glottologia (offrendo alcune tra le parti più affascinanti, anche se talvolta un po' difficili da affrontare).
Babel
«Griffin aveva scoperto che i testi non europei avevano la tendenza a essere appesantiti da una mole spaventosa di apparati esplicativi, con il risultato che il testo non veniva mai letto come opera a sé stante, ma sempre attraverso lo sguardo guidato del suo traduttore (bianco ed europeo)».
«La lingua era essa stessa differenza. Una molteplice diversità nel modo di vedere e di muoversi nel mondo. Anzi no: un unico mondo con una molteplicità di mondi al suo interno. E la traduzione... la traduzione era una necessaria – benché futile – impresa per potersi muovere dall'uno all'altro».
Libro lento, lentissimo, interessante forse più per i temi trattati che per la storia in sé, ma non per questo meno bello di quello che mi aspettavo.
Traducendo una parola da una lingua ad un’altra si produce sempre un residuo, una parte di significato che viene necessariamente perduta. È proprio questo residuo a generare la magia dalle tavolette d’argento, sulle quali vengono incise una parola e la sua traduzione.
Viene tratteggiato in modo neanche troppo lontano dalla realtà come la lingua sia sempre stato il primo e indispensabile strumento di dominio e sottomissione, l’arma vincente del colonialismo, ma il paradosso risiede proprio qui: è in realtà la più potente arma per la libertà. E il traduttore ha il potere di schierarsi da un lato o dall’altro.
«Griffin aveva scoperto che i testi non europei avevano la tendenza a essere appesantiti da una mole spaventosa di apparati esplicativi, con il risultato che il testo non veniva mai letto come opera a sé stante, ma sempre attraverso lo sguardo guidato del suo traduttore (bianco ed europeo)».
«La lingua era essa stessa differenza. Una molteplice diversità nel modo di vedere e di muoversi nel mondo. Anzi no: un unico mondo con una molteplicità di mondi al suo interno. E la traduzione... la traduzione era una necessaria – benché futile – impresa per potersi muovere dall'uno all'altro».
Libro lento, lentissimo, interessante forse più per i temi trattati che per la storia in sé, ma non per questo meno bello di quello che mi aspettavo.
Traducendo una parola da una lingua ad un’altra si produce sempre un residuo, una parte di significato che viene necessariamente perduta. È proprio questo residuo a generare la magia dalle tavolette d’argento, sulle quali vengono incise una parola e la sua traduzione.
Viene tratteggiato in modo neanche troppo lontano dalla realtà come la lingua sia sempre stato il primo e indispensabile strumento di dominio e sottomissione, l’arma vincente del colonialismo, ma il paradosso risiede proprio qui: è in realtà la più potente arma per la libertà. E il traduttore ha il potere di schierarsi da un lato o dall’altro.
3,5⭐️
É stata una lettura intensa quella di Babel, e ad essere onesta anche difficile. I capitoli, soprattutto quelli iniziali e centrali, li ho trovati tanto prolissi e non sempre li ho capiti
Speravo in un finale diverso, ma quello raccontato l’ho trovato comunque perfettamente coerente con la storia.
Chissà cosa succederà adesso, dopo la caduta di Babel, non lo sapremo mai ma va bene così, un finale aperto che lascia a noi la scelta di come concludere la storia con Victoire
É stata una lettura intensa quella di Babel, e ad essere onesta anche difficile. I capitoli, soprattutto quelli iniziali e centrali, li ho trovati tanto prolissi e non sempre li ho capiti
Speravo in un finale diverso, ma quello raccontato l’ho trovato comunque perfettamente coerente con la storia.
Chissà cosa succederà adesso, dopo la caduta di Babel, non lo sapremo mai ma va bene così, un finale aperto che lascia a noi la scelta di come concludere la storia con Victoire