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kimbofo's review against another edition
3.0
I read Yan Lianke's Dream of Ding Village while lying by a pool on the Greek island of Rhodes and I have to say this did not make for a good holiday read — it was far too grim and oppressive to truly enjoy while soaking up the sunshine.
Nevertheless, it's an important story — and one that needs to be told if we are to learn anything about the value of our health, prevention of disease and the importance of proper regulated medical care.
It is set in a village in rural China devastated by the AIDS virus, which has been spread by the unfettered and wholly unregulated business of blood banks. These banks, which are run by blood merchants, pay poor peasants meagre sums for any blood they donate. Sadly, they reuse needles and other equipment, and thereby contaminate donors so that, before too long, an entire village is suffering from "the fever".
This book, which is narrated by the ghost of a dead boy, reminded me of Ma Jian's rather brilliant Beijing Coma, especially in its depiction of a crude and corrupt health care system in which access is dependent not on need but on the ability to pay. It also reveals much about the modern Chinese value system in which everything — including blood — has been commodified in order to make profit.
This is quite an eye-opening, confronting and gruelling read, and definitely not one for the faint-hearted. It was longlisted for the 2011 MAN Asian Literary Prize and shortlisted for the 2011 Independent Foreign Fiction Prize.
Nevertheless, it's an important story — and one that needs to be told if we are to learn anything about the value of our health, prevention of disease and the importance of proper regulated medical care.
It is set in a village in rural China devastated by the AIDS virus, which has been spread by the unfettered and wholly unregulated business of blood banks. These banks, which are run by blood merchants, pay poor peasants meagre sums for any blood they donate. Sadly, they reuse needles and other equipment, and thereby contaminate donors so that, before too long, an entire village is suffering from "the fever".
This book, which is narrated by the ghost of a dead boy, reminded me of Ma Jian's rather brilliant Beijing Coma, especially in its depiction of a crude and corrupt health care system in which access is dependent not on need but on the ability to pay. It also reveals much about the modern Chinese value system in which everything — including blood — has been commodified in order to make profit.
This is quite an eye-opening, confronting and gruelling read, and definitely not one for the faint-hearted. It was longlisted for the 2011 MAN Asian Literary Prize and shortlisted for the 2011 Independent Foreign Fiction Prize.
momotan's review against another edition
4.0
Avevo un po’ di timore nei confronti di questo libro.
Il primo libro di un autore cinese che leggo, e su un tema abbastanza pesante come l’esplosione dell’epidemia di HIV nella campagna cinese in seguito alla decisione dello stato di comprare il sangue dai cittadini, per creare una banca del sangue.
E sopratutto, in seguito ai metodi poco ortodossi e affatto igienici con cui l’intera operazione era stata portata avanti dai dirigenti locali.
Invece la lettura è agevole e scorrevole, leggera e quasi divertente malgrado l’argomento.
Questo grazie allo stile dell’autore e alla sua scelta particolare del protagonista e della voce narrante.
Già, la voce narrante infatti è quella del piccolo Xiaoquiang, un bambino morto.
E il protagonista è suo nonno, il vecchio maestro Ding.
I due sono legati indissolubilmente all’epidemia di febbre visto che uno dei responsabili nella zona è Hui, figlio del protagonista e padre della voce narrante. Quando il governo aveva imposto la creazione dei centri di raccolta del sangue, obbligando il vecchio maestro a convincere i concittadini quanto meno ad ascoltare i funzionari e a vedere con i propri occhi la ricchezza derivante dal vendere il proprio sangue, era stato Hui a mostrare il giusto spirito d’iniziativa aprendo il suo centro privato una volta che quelli ufficiali si erano allontanati. Raccogliendo sangue da tutta la zona per poi rivenderlo allo stato, e conquistando una fetta di mercato sempre più ampia.
Ma sempre con un occhio al guadagno, riutilizzando più volte cotone e aghi. Favorendo il dilagare di quella che, in seguito, si sarebbe presentata come febbre ma che in breve si sarebbe rivelata come la pestilenza del nuovo secolo.
Una pestilenza che avrebbe decimato i piccoli e poveri villaggi di quella zona della Cina, mentre persone come Hui ne sarebbero state risparmiate e anzi avrebbero avuto il fiuto e la faccia tosta di cogliere al volo ogni occasione, entrando nel commercio delle bare raggirando lo Stato e mettendovisi al contempo al servizio, e arrivando addirittura a organizzare matrimoni tra i morti per mettere in pace l’animo delle famiglie. A pagamento, s’intende.
Tutto questo mentre i concittadini lo odiavano per l’inganno mortale che aveva ordito ai loro danni, e arrivavano ad avvelenare suo figlio per vendetta nei suoi confronti.
Nel mentre, solo il vecchio Ding manteneva la testa sulle spalle. E cercava di limitare il dilagare dell’infezione radunando attorno a sé (sano) tutti i malati nell’edeficio scolastico, facendoli vivere insieme in pace e allegria per i giorni che gli restavano.
Una breve parentesi di pace e gioia, distrutta come sempre dall’avidità umana, tra giovani ambiziosi di prendere il potere, odii e gelosie personali, faide famigliari che nemmeno la pestilenza era in grado di spegnere.
Il personaggio del povero maestro ha anche la capacità particolare di fare sogni profetici, di vivere la realtà nei suoi sogni, di sognare ciò che sta succedendo, anche se non viene mai mostrato come particolare e si lascia sempre intendere che sia tutta una casualità. E’ una persona saggia e pacata, paziente e mite, rispettata da tutti tranne che dal figlio.
Perde la pazienza solo in tre occasioni: la prima volta quando il figlio maggiore lo denigra davanti a tutti rivelando che non esistono cure per l’HIV, la seconda quando il figlio minore viene colto in flagrante a compiere adulterio e si rifiuta di vedere la moglie. La terza volta alla fine del libro.
Ma oltre al personaggio del maestro, un ruolo sempre più importante (in tutti i sensi) lo conquista Lang, il figlio minore, che aveva seguito Hiu nei suoi traffici di sangue e che ora è malato pure lui.
E vive col terrore che la moglie, alla sua morte, si risposi. Magari con il suo vecchio fidanzato. Mentre lui invece marcirà nella tomba. Riesce a liberarsi da questa fissazione solo quando alla scuola arriva Lingling, giovane moglie di un suo cugino, anche lei ammalata e cacciata dalla casa del marito.
La storia d’amore che nasce tra i due, adultera e quasi incestuosa, e però poetica e delicatissima. Due persone che sanno di avere i giorni contati, deturpati da un male invincibile, e che scelgono di andare contro tutto e tutti per vivere i loro ultimi giorni felici.
Malgrado lo scandalo, malgrado i coniugi che li ripudiano e attendono solo la loro morte per andare avanti con le loro vite, malgrado il disprezzo dei concittadini. Due anime con un piede nella fossa che scelgono l’amore e l’affetto, scelgono di vivere con goia i loro ultimi giorni invece di cedere alla disperazione.
Un bel libro, scritto molto bene e che parla di un argomento difficile in maniera leggera e godibilissima.
Una sorpresa.
Il primo libro di un autore cinese che leggo, e su un tema abbastanza pesante come l’esplosione dell’epidemia di HIV nella campagna cinese in seguito alla decisione dello stato di comprare il sangue dai cittadini, per creare una banca del sangue.
E sopratutto, in seguito ai metodi poco ortodossi e affatto igienici con cui l’intera operazione era stata portata avanti dai dirigenti locali.
Invece la lettura è agevole e scorrevole, leggera e quasi divertente malgrado l’argomento.
Questo grazie allo stile dell’autore e alla sua scelta particolare del protagonista e della voce narrante.
Già, la voce narrante infatti è quella del piccolo Xiaoquiang, un bambino morto.
E il protagonista è suo nonno, il vecchio maestro Ding.
I due sono legati indissolubilmente all’epidemia di febbre visto che uno dei responsabili nella zona è Hui, figlio del protagonista e padre della voce narrante. Quando il governo aveva imposto la creazione dei centri di raccolta del sangue, obbligando il vecchio maestro a convincere i concittadini quanto meno ad ascoltare i funzionari e a vedere con i propri occhi la ricchezza derivante dal vendere il proprio sangue, era stato Hui a mostrare il giusto spirito d’iniziativa aprendo il suo centro privato una volta che quelli ufficiali si erano allontanati. Raccogliendo sangue da tutta la zona per poi rivenderlo allo stato, e conquistando una fetta di mercato sempre più ampia.
Ma sempre con un occhio al guadagno, riutilizzando più volte cotone e aghi. Favorendo il dilagare di quella che, in seguito, si sarebbe presentata come febbre ma che in breve si sarebbe rivelata come la pestilenza del nuovo secolo.
Una pestilenza che avrebbe decimato i piccoli e poveri villaggi di quella zona della Cina, mentre persone come Hui ne sarebbero state risparmiate e anzi avrebbero avuto il fiuto e la faccia tosta di cogliere al volo ogni occasione, entrando nel commercio delle bare raggirando lo Stato e mettendovisi al contempo al servizio, e arrivando addirittura a organizzare matrimoni tra i morti per mettere in pace l’animo delle famiglie. A pagamento, s’intende.
Tutto questo mentre i concittadini lo odiavano per l’inganno mortale che aveva ordito ai loro danni, e arrivavano ad avvelenare suo figlio per vendetta nei suoi confronti.
Nel mentre, solo il vecchio Ding manteneva la testa sulle spalle. E cercava di limitare il dilagare dell’infezione radunando attorno a sé (sano) tutti i malati nell’edeficio scolastico, facendoli vivere insieme in pace e allegria per i giorni che gli restavano.
Una breve parentesi di pace e gioia, distrutta come sempre dall’avidità umana, tra giovani ambiziosi di prendere il potere, odii e gelosie personali, faide famigliari che nemmeno la pestilenza era in grado di spegnere.
Il personaggio del povero maestro ha anche la capacità particolare di fare sogni profetici, di vivere la realtà nei suoi sogni, di sognare ciò che sta succedendo, anche se non viene mai mostrato come particolare e si lascia sempre intendere che sia tutta una casualità. E’ una persona saggia e pacata, paziente e mite, rispettata da tutti tranne che dal figlio.
Perde la pazienza solo in tre occasioni: la prima volta quando il figlio maggiore lo denigra davanti a tutti rivelando che non esistono cure per l’HIV, la seconda quando il figlio minore viene colto in flagrante a compiere adulterio e si rifiuta di vedere la moglie. La terza volta alla fine del libro.
Ma oltre al personaggio del maestro, un ruolo sempre più importante (in tutti i sensi) lo conquista Lang, il figlio minore, che aveva seguito Hiu nei suoi traffici di sangue e che ora è malato pure lui.
E vive col terrore che la moglie, alla sua morte, si risposi. Magari con il suo vecchio fidanzato. Mentre lui invece marcirà nella tomba. Riesce a liberarsi da questa fissazione solo quando alla scuola arriva Lingling, giovane moglie di un suo cugino, anche lei ammalata e cacciata dalla casa del marito.
La storia d’amore che nasce tra i due, adultera e quasi incestuosa, e però poetica e delicatissima. Due persone che sanno di avere i giorni contati, deturpati da un male invincibile, e che scelgono di andare contro tutto e tutti per vivere i loro ultimi giorni felici.
Malgrado lo scandalo, malgrado i coniugi che li ripudiano e attendono solo la loro morte per andare avanti con le loro vite, malgrado il disprezzo dei concittadini. Due anime con un piede nella fossa che scelgono l’amore e l’affetto, scelgono di vivere con goia i loro ultimi giorni invece di cedere alla disperazione.
Un bel libro, scritto molto bene e che parla di un argomento difficile in maniera leggera e godibilissima.
Una sorpresa.
elvatikan's review against another edition
medium-paced
- Plot- or character-driven? Plot
- Strong character development? No
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? Yes
- Flaws of characters a main focus? Yes
3.5
birgertheburg's review against another edition
reflective
sad
tense
slow-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? No
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? No
3.0
dragonsandfoxes's review
4.0
The fever hid in blood; Grandpa hid in dreams.
The fever loved its blood; Grandpa loved his dreams.
Highly metaphorical in my opinion. While reading Dream of Ding Village, I always thought that there was more left unsaid. The whole book was tragic and eerie with its haunting prose. I got the feeling that Grandpa was some kind of a Mahdi figure but like an anti-hero version if you know what I mean.
Also, at the very end I realized that The Years, Months, Days was like its natural continuation after Dream of Ding Village.
kellyjane1106's review against another edition
challenging
dark
hopeful
informative
inspiring
reflective
sad
tense
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? Yes
- Loveable characters? Yes
- Diverse cast of characters? Yes
- Flaws of characters a main focus? No
5.0
I read this book in my Environment and Disease Crises in China class back in college. I loved the class. But I especially loved the book, and how Prof. Gross discussed and explained how the story reflected the realities that not only China was and is experiencing, but how societal and environmental issues are a tragedy of the common. In terms of the book as a stand-alone book, it was such a great read even if I read it simply as a fiction book. The story, the characters, the way it was told, it was a fun read.
n0silla's review against another edition
3.0
One star off because I felt the translation was a bit facile in some parts. Overall the narrative is quite strong and the setting is well drawn. Some of the descriptions of the blood drawing made me squeamish, but I think I just have a weak stomach for that kind of thing.
chaosowl's review against another edition
5.0
When graves are robbed of treasure,
there’s not enough treasure to go around.
When graves are robbed of coffins,
there are too many coffins to be found.
A somewhat difficult book told from the perspective of a dead boy. A story about his Grandpa, his family, his home. The boy tells a story about his Grandpa's dreams and the ugliest parts of humans' desperation to live in a world where Death haunts their every step. Ding Village is dying, the disease spreading through its streets is killing its people along with any humanity they might have left.
Grandpa found himself gazing at a new and teeming plain.
A new world danced before his eyes.
there’s not enough treasure to go around.
When graves are robbed of coffins,
there are too many coffins to be found.
A somewhat difficult book told from the perspective of a dead boy. A story about his Grandpa, his family, his home. The boy tells a story about his Grandpa's dreams and the ugliest parts of humans' desperation to live in a world where Death haunts their every step. Ding Village is dying, the disease spreading through its streets is killing its people along with any humanity they might have left.
Grandpa found himself gazing at a new and teeming plain.
A new world danced before his eyes.
librosprestados's review against another edition
3.0
Aquí la videoreseña: https://www.youtube.com/watch?v=JcsUsiXjzdU
Este libro me ha parecido denso, pero no sé si porque lo es o porque yo estaba densa. No digo "denso" en un sentido intrínsecamente malo, sino que me ha costado leerlo, he tenido que espaciar la lectura en el tiempo, porque no podía leer demasiadas páginas cada día.
No es un libro de temática fácil, de hecho, es muy duro: nos narra la situación de una aldea china donde la mayor parte de la población está infectada con el virus VIH por la venta de sangre a gran escala que se produjo en la zona, alentada (más bien obligada) por el gobierno, y que resultaba en su día una muy atractiva fuente de dinero. Habla de muerte, de abandono de las autoridades, de corrupción política, de codicia desmedida, de lo bajo que podemos caer los seres humanos.
Y tal vez lo que más me haya costado es precisamente lo bellamente que está contado. Es casi lírico. Narra momentos horribles con una prosa tan bonita que por un momento casi olvidas lo que está contando. Casi. También mezcla lo onírico con lo real, con ese abuelo (padre del mayor responsable de la compraventa de sangre en el pueblo) que va viendo los estragos de la enfermedad en sus vecinos y sueña con lo que ocurre más allá de la aldea. Cómo esto al final se une al brutal crecimiento económico de China, que al final va dejando sus propias víctimas.
No es un libro para leer en cualquier momento, como he dicho es muy duro, pero Yan Lianke expresa el horror de forma poética y es al final una denuncia necesaria de unos hechos que siguen siendo ocultados en China. Es un libro que duele, pero a veces eso es necesario.
Este libro me ha parecido denso, pero no sé si porque lo es o porque yo estaba densa. No digo "denso" en un sentido intrínsecamente malo, sino que me ha costado leerlo, he tenido que espaciar la lectura en el tiempo, porque no podía leer demasiadas páginas cada día.
No es un libro de temática fácil, de hecho, es muy duro: nos narra la situación de una aldea china donde la mayor parte de la población está infectada con el virus VIH por la venta de sangre a gran escala que se produjo en la zona, alentada (más bien obligada) por el gobierno, y que resultaba en su día una muy atractiva fuente de dinero. Habla de muerte, de abandono de las autoridades, de corrupción política, de codicia desmedida, de lo bajo que podemos caer los seres humanos.
Y tal vez lo que más me haya costado es precisamente lo bellamente que está contado. Es casi lírico. Narra momentos horribles con una prosa tan bonita que por un momento casi olvidas lo que está contando. Casi. También mezcla lo onírico con lo real, con ese abuelo (padre del mayor responsable de la compraventa de sangre en el pueblo) que va viendo los estragos de la enfermedad en sus vecinos y sueña con lo que ocurre más allá de la aldea. Cómo esto al final se une al brutal crecimiento económico de China, que al final va dejando sus propias víctimas.
No es un libro para leer en cualquier momento, como he dicho es muy duro, pero Yan Lianke expresa el horror de forma poética y es al final una denuncia necesaria de unos hechos que siguen siendo ocultados en China. Es un libro que duele, pero a veces eso es necesario.
sarahe's review against another edition
3.0
A true (broadly) and tragic story about a village completely wiped out by the AIDS epidemic that followed the mass selling of blood... it's unbelievably awful, but rather difficult to get into as it reads like a (terrible) fairy tale, narrated unjudgementally by the deceased son of the chief bloodbuyer-cum-coffin-profiteer.
There is nothing romantic or heroic here (other than one central relationship, arguably) as most of the book is concerned with the villagers' preoccupations with saving face, the quality of their funerals and coffins, and having someone to look after you in the afterlife, plus said profiteering on a massive, state-supported scale. I think I am just too far away from Chinese peasant culture to understand what this is really saying about their situation (and/or the situation of a rapidly, messily modernising China). It all seems completely inhuman... people claiming (if not meaning) that they would be happy to get the fever too if it meant they could have a coffin of gingko wood. What am I supposed to think of that?
Still, compelling.
There is nothing romantic or heroic here (other than one central relationship, arguably) as most of the book is concerned with the villagers' preoccupations with saving face, the quality of their funerals and coffins, and having someone to look after you in the afterlife, plus said profiteering on a massive, state-supported scale. I think I am just too far away from Chinese peasant culture to understand what this is really saying about their situation (and/or the situation of a rapidly, messily modernising China). It all seems completely inhuman... people claiming (if not meaning) that they would be happy to get the fever too if it meant they could have a coffin of gingko wood. What am I supposed to think of that?
Still, compelling.