stephthepanda's reviews
100 reviews

Un attimo soltanto by Paola Chiozza

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4.0

Coincidenza che io abbia finito questo libro nel mentre che io tornavo (anche se per poco) nella mia amata Puglia? Io non credo.

Questo libro è stato come tornare a casa, ma soprattutto tornare ad una parte di me che avevo momentaneamente messo da parte, ovvero quella amante del mare, amante dell'acqua, del vento, ma soprattutto della vela.
Non avevo mai pensato che qualcuno avrebbe potuto mettere per iscritto, tutte quelle che sono state le mie sensazioni nel mentre che timonavo una barca, ebbene.. Paola ci è riuscita.
Ne sono sorpresa? Assolutamente no.

Non nego però, che per quanto non avessi dubbi in merito alla capacità di Paola di mettere per iscritto i miei pensieri, i miei sentimenti (perché in qualche modo lei sembra sempre essermi nel cervello), avevo timore che questo sport romance, avrebbe mancato di termini tecnici e che si sarebbe limitato ad una semplificazione di quello che è il mondo della vela.
Paola, perdonami, perché ho dubitato.

Sentire parlare di nodi, di vela, di venti, di virate, strambate, di scotte e chi più ne ha, più ne metta (e per di più in maniera CORRETTA, il che non è sempre scontato) è stato, non solo stupendo, ma un piacevole tuffo nel passato.

La storia mi è piaciuta molto, i nostri protagonisti mi hanno fatto dannare, ma soprattutto si sono fatti odiare, specialmente Troy il nostro personaggio principale maschile.
Perché? Perché il suo personaggio mi sembrava decisamente troppo incoerente all'inizio della storia. Facile disprezzare la classe sociale alto-locata con i soldi, se poi ci sguazzi dentro e non fai nulla di concreto per dimostrare di essere il ribelle che dici di essere.
Per carità, c'è un perché a questo suo comportamento, però diamine CHE NERVI.
Per quanto riguarda Alizèe invece, il discorso è diverso. Lei tendenzialmente mi è piaciuta da subito.
Un personaggio forte, ma soprattutto fedele a se stessa; forse fin troppo!
Insomma, ad un certo punto mi sono ritrovata a chiedermi dove fosse la linea di demarcazione da essere fedeli a se stessi e l'essere orgogliosi, non lo nego.

Il percorso di crescita di Troy, però, mi è piaciuto molto, ha ribaltato totalmente le carte in tavola su quelle che erano le mie iniziali impressioni di lui, specialmente al personaggio del padre.

Ecco, mai ho amato così tanto un personaggio secondario, quanto il padre di Troy e Liam.
Un personaggio secondario ben costruito che, nonostante non sia sempre presente nella storia, risulta essere fondamentale e, secondo me, la chiave di lettura di questo sport romance.
Gli altri personaggi secondari come: Dalila (la sorella di Alizee), Liam (il fratello di Troy), Sophie (sorella di Troy e Liam), Ludovico (migliore amico della nostra donzella, emblema dell' eccezione che conferma la regola) e la mamma di Alizee, sono tutti ben descritti, ma ammetto che avrei preferito un approfondimento maggiore non solo sulla storia dei fratelli dei nostri protagonisti (che all'inizio mi è sembrata leggermente forzata, ma poi mi sono ricreduta e sono finita per adorarli), ma sulla mamma della nostra protagonista, di cui abbiamo una idea, perché la sofferenza (e non solo) di lei si intravede in Alizee (come se la nostra protagonista non solo avesse ereditato parte del corredo genetico, ma avesse ereditato tutte le ferite ed i dolori della stessa), ma è come se mancasse un pezzo.
Ammetto che mi sarebbe piaciuto avere dei momenti di confronto cuore a cuore tra madre e figlia, forse leggere del cambio di idea sulla relazione della figlia o semplicemente leggere del momento in cui la madre abbassa il muro del "te l'avevo detto" e accoglie la figlia ridandole parte dell'infanzia che, in qualche modo, le è stata tolta; come se quelle attenzioni e/o preucazioni fossero solo dedicate alla minore e non anche alla maggiore.
Come se la maggiore fosse perennemente obbligata ad essere quella forte, quella che deve sapere tutto a priori, come se fosse quella a cui non è concesso commettere l'errore e nel caso, soffrire per questo.

Ho apprezzato molto, l'ambientazione italiana; non pensavo che avessi bisogno così tanto di un libro ambientato nella nostra terra, fino a quando non mi sono ritrovata a leggere "Un attimo soltanto".

Questo libro mi ha lasciato tanto, ma soprattutto mi è rimasto in mente quello che è IL momento tra Troy e il padre: "Fai pace con quel bambino, cosa vuole l'uomo?", perché spesso si rimane intrappolati in un passato che non ci appartiene più, rimanendo ancorati a quello che avremmo voluto e quello che però non rispecchia più la realtà di oggi.
Ma soprattutto, accettare che scegliere la strada più difficile, non è sbagliato, che alle volte per alcune persone (io sono persone) è l'unico modo per essere soddisfatti, per crescere e va bene così.

Questo libro è quasi un inno a essere liberi, liberi da quelle che sono le aspettative che hanno gli altri, ma liberi da quelle che sono le aspettative che abbiamo noi, di noi stessi.
A non seguire obbligatoriamente un percorso, ma adattarci a quella che è la corrente, a quello che è il vento, a risalirlo o a seguirlo, se necessario.
Perché la vita può essere un mare in tempesta alle volte, ma ognuno è timoniere della propria barca.
Bet in the Dark by Caterina Amatulli, Caterina Amatulli

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4.0

Signori e signore, per me questo è un grande si!
Sarà che uno dei più grandi guilty pleasure sono proprio i romance con il poker, sarà che i personaggi grigi mi piacciono tanto, saranno una serie di combinazioni perfette per quelle che sono le mie preferenze, ma questo libro mi ha decisamente conquistata.

Fin dalle prime pagine, senti la tensione tra i due protagonisti, percepisci il filo del rasoio su cui cammina la nostra protagonista, divisa tra quello che dovrebbe e quello che non dovrebbe, tra la rabbia, la delusione, l'orgoglio e l'attrazione fatale che prova per il nostro protagonista maschile.
Rimane coerente a se stessa, dall'inizio alla fine. L'evoluzione del sentimento e il suo percorso di crescita è lineare nonostante tutte le peripezie.
Non percepisci nessuna battuta di arresto, solamente vaghi rallentamenti che hanno decisamente senso se paragonati a quelle che sono le vicissitudini della storia.

Il nostro protagonista maschile, mi ha fatta scompigliare ma allo stesso non troppo; non lo nego, ad un certo punto ho pensato "si, ma anche meno", però è coerente per quello che è il suo personaggio ed il suo ruolo all'interno della storia.
In lui il cambiamento, sembra più drastico, ma allo stesso tempo ci sono piccole indicazioni durante la storia che non mi hanno fatto percepire lo stesso percorso di crescita rispetto alla nostra protagonista, forse è anche dovuto al fatto che il nostro Mads è più grande rispetto a Theodora e soprattutto è privo dell'ingenuità della seconda.
Il passato di lui, infatti, è ben scritto e ben chiaro, non devi interpretare i "perché", non devi fare un lavoro di psicanalisi del personaggio. Sai cosa pensa, sai perché lo fa e sai perché non lo fa (il che non implica che si debba per forza condividere con quelle che sono le sue scelte).

L'idea del filo rosso che collega i nostri protagonisti, mi è piaciuta molto.
All'inizio è solo un sospetto, una teoria.. ma poi, man mano che cresce il sentimento tra i nostri due personaggi principali, eccoci che diventa una certezza che esplode insieme all'amore che si è instaurato tra i due.

Le scene di azione mi sono piaciute, ma non nego che avrei preferito fossero un poco più lunghe.
La risoluzione della storia anche mi è piaciuta, forse un po' troppo alla "bella e buona", però alla fine ci sta, non mi è dispiaciuta.

Ecco, l'unica cosa che mi è sembrata un po' forzata è il cambio di opinione del padre di Theodora, su Mads; quello mi è sembrato non solo inverosimile, ma decisamente troppo rapido; posso comprendere i sensi di colpa che quest'ultimo possa avere nei confronti della figlia, ma dall'altra parte non penso che questi possano essere talmente tanto forti al punto tale da mettersi i prosciutti di Parma davanti agli occhi. O meglio, forse potrebbero essere così forti, ma non son stati fatti comprendere a tal punto.

Insomma, il libro mi è piaciuto molto, la storia mi ha tenuta incollata al kindle ogni qualvolta ho potuto prenderlo per dedicarmi alla lettura; il ritmo è ben cadenzato (solamente in alcuni momenti ho pensato e/o percepito che si velocizzasse troppo) e quel leggero velo di mistero è stato una chicchetta che ha aggiunto un pizzico di sorpresa alla storia, non rendendola troppo prevedibile.
Half a Soul by Olivia Atwater

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4.0

"Sarà pur vero che avete soltanto mezz'anima, Dora. Ma questo non fa di voi una mezza persona"

Da dove iniziare?
Questo libro dallo stile e dalla trama semplice e scorrevole, nasconde decisamente una natura più profonda e dolce, portandoti a fare molte più riflessioni di quanto si possa immaginare all'inizio della storia (la quale mantiene spesso e volentieri uno stile leggero e comico).
Quello che sembra essere un escamotage letterario (chiedo venia per il mancato tecnicismo) per dare il via alla storia, è decisamente molto di più.
La nostra protagonista: Theodora, non è soltanto un'orfana, ma è una bambina tradita, o forse sarebbe meglio dire: costantemente tradita. Una bambina e poi ragazza, a cui viene data la colpa di eventi che subisce, di cui lei non ha colpe.
Chi avrebbe dovuto proteggerla, non l'ha protetta.
Chi avrebbe dovuto amarla, non l'ha amata, o comunque le ha fatto pensare di necessitare obbligatoriamente una "cura", perché il suo modo di essere diversa, non era abbastanza per poter essere amata (anche se questo con cattive intenzioni).
Una bambina che viene costretta a fingersi altro, perché non abbastanza normale, perché non abbastanza emotiva, perché non abbastanza in generale.
Una ragazza a cui viene dispensata cattiveria gratuita, perché vista quasi come una palla al piede da chi se ne doveva prendere cura (e non solo).
Ironico come poi, sia proprio il personaggio da cui meno te lo aspetti (per quelle che erano le premesse del protagonista maschile), che Theodora troverà consolazione, conforto, pace, ma SOPRATTUTTO comprensione e amore.
Quell'amore di cui aveva solo una vaga idea (e non completamente chiara), trasponendolo alle attenzioni e alle delicatezze riservatele solamente dalla cugina (che comunque, in qualche modo, sente il bisogno di guarirla).
Insomma, Theodora rappresenta qualsiasi bambino/a appartenente allo spettro autistico a cui è stato fatto pensare di essere "rotto/a" solamente perché "non abbastanza qualcosa", oppure "troppo qualcosa".

L'epoca regency fa da contorno alla storia, rendendo tutto più delicato ed allo stesso tempo romantico, perché se da una parte l'etichetta rappresenta un limite, dall'altra questa rappresenta una via di fuga.
Il worldbuilding non è complesso, questo perché i mondi che caratterizzano la nostra storia sono simili. C'è il mondo "reale", quello della grigia Inghilterra ottocentesca, e c'è il mondo "magico", che è come se fosse una versione più colorata del mondo reale, ma allo stesso tempo senza via di mezzo (nascondendo in questi eccessi, una denuncia sociale non da poco).
Ma è proprio nell'eccesso che Dora può permettersi di essere se stessa, facendo affidamento (e pace soprattutto) su (con) se stessa.

Ammetto però che mi è un po' dispiaciuto come il finale sia risultato(a mio modesto parere) troppo veloce, quasi sbrigativo, come se l'autrice volesse solamente chiudere la storia perché in difficoltà con la risoluzione della stessa.
Forse, però, mi ero fatta io troppe aspettative (il che è molto probabile), non avendo inizialmente compreso del tutto quello che era il messaggio che voleva veicolare la scrittrice.

"Una volta mi avete detto che per voi vostra cugina era come una lanterna alla cui fiamma potevate riscaldarvi, Dora. Ora so cosa intendevate dire. Anche voi siete diventata come quella lanterna, per me, e non posso permettere che vi spegniate."
Killing Stalking: Deluxe Edition Vol. 3 by Koogi

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4.0

La storia diventa sempre più pesante e distruttiva.
Mi sono dovuta prendere qualche giorno per elaborarlo..
Non sono sicura di essere pronta al continuo
Stars: Le Luci della Ribalta by Simona Citarrella

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4.0

Per terminare questo libro, mi ci è voluto tempo. Non perché non mi piacesse, ma perché c'era palesemente un complotto che mi ha obbligato, più volte a interrompere la lettura.
Lettura che, all'inizio, non nego che mi ha messa in difficoltà.

In primis, ho riscontrato problemi con la gestione dei vari e vasti personaggi, al punto tale che ero tentata di farmi uno schemino, per riuscire a seguire il passo. Non nego, che l'introduzione di così tanti personaggi all'inizio, mi ha fatto avere anche difficoltà nel comprendere chi fossero i reali protagonisti.
In secundis, essendo il libro grande (la versione cartacea sono più di 500 pagine), giustamente ci ha messo un po' a partire.
Ci sono così tante storie in contemporanea, che hai difficoltà a seguirle, ma che con il senno di poi comprendi il perché ce ne siano così tante.
Mai ho visto (o forse sarebbe meglio dire letto), una caratterizzazione così tanto approfondita, non solo dei personaggi primari, ma anche dei personaggi secondari; nessuno viene lasciato al caso, ognuno è il pezzo di un puzzle che inizia a comporsi più si scende in profondità nella storia.

Il personaggio di Gwen, la nostra protagonista femminile, mi è piaciuto tantissimo, forse perché a tratti mi ha ricordato una me più piccola, una me che stava spesso in camera (o nei mezzi, o a scuola), a leggere oppure a scrivere fan fiction (ognuno ha i propri scheletri nell'armadio, non mi giudicate), ma allo stesso tempo a conquistarmi è stata la sua voglia di riscatto, ma soprattutto la sua ambivalenza. Il suo essere dolce, "ingenua", ma allo stesso tempo nascondere un bel fuoco all'interno, il suo essere sempre disponibile per tutti, ma che nasconde una voglia di chiudersi al mondo. Mondo da cui effettivamente scappa, per tanto tempo.
La sua fragilità è stata forte (un ossimoro è entrato in chat), specialmente poi nella parte finale della storia.
Il finale della storia ha fatto male, non lo nego, quindi nel caso preparate i fazzoletti. Sicuramente mi ha fatta commuovere (giusto per un'ora e mezza eh!) perché l'ho sentito "mio", ma specialmente perché Simona è stata veramente brava a dare una panoramica precisa di ognuno di loro, ma soprattutto a descriverne l'interiorità e l'emotività.

Il nostro protagonista maschile: Charlie, invece, ha iniziato a perdere un po' di fascino ad un certo punto; probabilmente perché tutte le scelte sbagliate che poteva decidere di prendere, lui le ha prese. Quindi anche in questo chapeau a Simona, perché questo conferma che la costruzione del personaggio è fatta oggettivamente bene.

Menzione d'onore per: Samuel (attendo il suo spin-off) ed Ambrose, perché sono stati due personaggi secondari che non solo giocano un ruolo importante per i nostri protagonisti, ma perché mi sono entrati nel cuore.

E' stato molto interessante lo stile quasi cinematografico di alcune scene (ovviamente quelle con maggior pathos), perché credetemi quando vi dico che mi sembrava di leggere, ma allo stesso tempo essere al cinema e guardare sul grande schermo la dinamica della storia. Spesso mi è sembrato di intercorrere in scene sullo stile di: "Le pagine della nostra vita", "Notting Hill" e tante altre commedie romantiche di cui ho rivisto le pellicole, quasi fino a saperle a memoria ed è una cosa che ho personalmente adorato.
Quel pizzico anche di teatralità non ha guastato, perché ha reso tutto ancora più forte, mettendo in secondo piano quelle che erano inizialmente le mie difficoltà e portandomi ad essere rapita dalla storia.

Questo libro racconta e parla non solo di: amicizia, ma anche di famiglia, riscatto, violenza, coraggio, omosessualità, amore (per se stessi, soprattutto) e lutto, toccando le corde giuste e mai sbilanciandosi in maniera errata, anzi, rispettando la natura di ogni personaggio (il che non è spesso scontato.
Lo spezzacuori by Felicia Kingsley

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4.0

Mi sono approcciata a questo prequel con un po' di timore e remore, specialmente perché non sentivo ce ne fosse realmente bisogno; soprattutto temevo che avrebbe rovinato in qualche modo, la visione che avevo di "Due cuori in affitto" uno dei miei preferiti di zia Felicia.
Beh, così non è stato.

L'escamotage trovato per dare il via alla storia, l'ho trovato geniale, perché ha permesso di avvicinare mediante un filo comune, ogni racconto effettuato dal nostro protagonista, andando ad aggiungere quegli approfondimenti sul personaggio che permettono di comprenderne ancora di più la psiche.
Se dovessi fare un paragone per far comprendere al meglio la mia visione rispetto a "Lo spezzacuori", direi che è come se fosse una cornice che viene aggiunta al quadro, come se fosse la ciliegina che viene aggiunta alla torta.
Quel tocco in più che migliora ulteriormente il prodotto principale, che già di per se è ottimo.

Lo stile comico, mi ha fatto ridere in più di una occasione e non nego momenti anche di imbarazzo, perché alla fine, Blake Avery non muta forma, rimane quello che abbiamo conosciuto all'interno di "Due cuori in affitto" e questo è quello che conta.
Insomma, mi è piaciuto molto e non nego che, dal mio punto di vista è stato come un ritorno a casa, specialmente negli ultimi due capitoli dove abbiamo anche il ritorno (indiretto e diretto) di Summer.
Una ragazza d'altri tempi by Felicia Kingsley

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4.0

Da dove iniziare?
Partiamo da quella che è la velata (ma nemmeno troppo) critica a quello che è il mondo ottocentesco, vedasi come la nostra protagonista essendo donna, è costretta a trovare un alias per poter scrivere racconti macabri/thriller (perché si sa, già è tanto se viene concesso di scrivere "robette romantiche", figuriamoci qualcosa che tende all'oscuro). Vedasi anche come la nostra protagonista non sia libera di fare e/o dire qualcosa al di fuori di quelle silenziose regole della società, perché il suo diritto di opinione è valido fino ad un certo punto, perché poi subentra quello che è l'opinione di un uomo, che decide per lei sotto ogni punto di vista (cosa può fare e cosa no, quando può parlare e quando non può), o che comunque mette determinate condizioni al suo volere (puoi farti corteggiare, ma decido io in che modo, quando e da chi); perché la donna è un oggetto (lo si possiede), non una persona.
Quasi una presa in giro (bonaria) a chi come Rebecca è alla perenne ricerca di un Mr Darcy, di un fratello Bridgerton o di un Mr Knightley, ritrovandosi a dire "eh ma se fossi nata prima" ecc..

Mi è piaciuto molto lo sviluppo della storia, quel filone mistery con la conseguente indagine che ha fatto (giustamente) da primo piano per la maggior parte della storia, per poi concedere quel primo piano al filone romantico (esattamente nel momento in cui l'amore tra i nostri protagonisti viene confessato).
Inoltre, ci sono state moltissime scene che mi hanno fatto commuovere, come la scena del manicomio (credetemi se vi dico, che mi ha lasciato con un senso di pesantezza addosso non indifferente), la scena di Archie che si confessa a Rebecca (svelando quello che è uno dei più grandi limiti della società ottocentesca) e il momento in cui i nostri protagonisti si ritrovano (per un momento ho creduto non ci sarebbe stato un lieto fine).

Il protagonista maschile: Reedlan, mi è piaciuto molto, la sua caratterizzazione è fatta decisamente molto bene e rappresenta molto di più di quello che apparente è, rappresenta l'uscire fuori dagli schemi, rappresenta la giustizia e l'ingiustizia.
Menzione d'onore ad un personaggio secondario: Archie. Ho simpatizzato per lui fin dall'inizio della storia, ma nel momento in cui, a causa di un avvenimento spiacevole, riconosce l'identità di Rebecca con i suoi voleri (e non solo), la mia simpatia è diventata amore.

Questo libro lascia una serie di messaggi, di cui alcuni molto attuali ma uno in particolare mi ha colpita ed è possibile racchiuderlo in una citazione:
"Ricordi cosa ti ho detto una volta? Che rispetto la tua volontà, dove inizia la tua, finisce la mia. Non per questo ti amo di meno, anzi accetto di perderti se è per il tuo bene."

Se però devo evidenziare quello che a mio parere doveva essere un argomento approfondito di più è quello collegato alla caratterizzazione della nostra protagonista femminile (che oggettivamente parlando fa un percorso di crescita non indifferente), quello tale per cui Rebecca fugge/si nasconde nel passato, perché il suo presente le fa paura. Noi sappiamo che nel suo presente ha una vita piuttosto monotona, non ha molti amici ecc... però il suo non voler abbandonare il 1800 (in cui lei comunque si trova stretta sotto certi punti di vista), non è per noia del presente, ma è decisamente per un motivo più grande, che è legato al suo essere orfana; cosa che ci viene svelata durante il momento in cui si raggiunge il climax della narrazione e a mio modesto parere, tardi.
Parlarne tra amici by Sally Rooney

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2.0

Mi è piaciuto? Boh.

Per voi che siete abituati a leggere le mie recensioni chilometriche, sapete che è molto raro che un libro mi lasci con così poche parole e per di più con pensieri così confusi.
Partiamo dal presupposto che a Sally Rooney NON piace scrivere personaggi semplici, di facile interpretazione e/o comprensione; anzi, totalmente il contrario.
C'è palesemente una vena sadica nella nostra autrice, perché altrimenti non si spiega la sua passione nel far ammattire i propri lettori e soprattutto non si spiega il suo profondo amore per il "mai una gioia".

"Parlarne tra amici" è, a mio modesto parere, la versione hardcore di "Persone normali", perché mentre nel secondo ti ritrovi a comprendere i personaggi pur non condividendo le ragioni (in alcune occasioni), per quanto riguarda il primo, questa "benedizione" non ci è concessa.
Un'altra caratteristica dei romanzi della Rooney (o perlomeno di questi due che ho letto) è che i nostri protagonisti hanno una incapacità nella comunicazione.
Riuscire a parlare dei propri sentimenti? Riuscire a dare voce ai propri pensieri? U T O P I A.

Frances, la nostra protagonista femminile è l'emblema di questa "problematica", perché se semplicemente avesse provato a condividere i propri dolori, i propri pensieri, le proprie paure e/o le proprie gioie, la maggior parte dei suoi problemi o non sarebbero esistiti o si sarebbero risolti nell'arco di qualche giorno. A tratti mi è sembrato contradittorio, calcolando che lei sia una poetessa, ma dall'altro canto il perché lei abbia questo tipo di difficoltà e/o incapacità, lo sappiamo; ci viene "spiegato" un po' tramite il suo pov, un po' tramite parole/litigi di altri personaggi, un po' tramite quello che succede.
Tendenzialmente lei ha paura di essere vista, ma allo stesso tempo lo desidera dal più profondo del suo cuore (non è un caso che noi scopriamo il suo nome, SOLO quando lei percepisce di essere vista come un'attrice protagonista della sua vita e non più come una comparsa, da parte di Nick).
Il mio rapporto con questa protagonista è descrivibile dall' "Odi et amo"; in alcuni momenti l'ho apprezzata, in alcuni momenti mi ci sono anche rivista, in altri momenti non l'ho proprio sopportata, non l'ho minimamente compresa (e non so se sia una cosa voluta o meno).

Altra caratteristica che ho riscontrato in questo romanzo come in "persone normali" è: la disfunzionalità.
Ogni personaggio: Frances, Nick, Bobbie e Melissa, è legato tra di loro mediante un rapporto disfunzionale (per tutta una serie di motivazioni che vengono illustrate e/o comprese durante la lettura).

E' decisamente un romanzo difficile, ma allo stesso tempo interessante, vedasi: l'interpretazione femminista di alcune tematiche e/o vedasi: l'analisi del tradimento e delle sue sfaccettature; ragion per cui mi viene da dirvi: se preferite personaggi moralmente ligi, questo libro non fa per voi.
Se non vi piace andare a sviscerare la psiche dei personaggi, questo libro non fa per voi.
Se non vi piacciono i finali aperti, questo libro non fa per voi.

Non è un caso, infatti, che cito la questione "finale" perché se c'è una cosa che NON mi ha convinto per nulla è proprio questo.
Mi spiego meglio, in sè per sè il problema non è il finale aperto, quanto tutte le decisioni della storia (specialmente la "penultima") che portano poi a questa conclusione, perché (a mio modesto parere), NON ha senso.
L'ultimissima parte, la comprendo, specialmente se facciamo l'analisi su quello che è il personaggio di Nick (che ha una serie di problemi legati alla salute mentale, che ha subito un 4bus0 che però non riesce a riconoscere). La comprendo se facciamo l'analisi su quella che è l'interiorità di Frances, però per il resto? ZERO.
Alcune scelte sono oggettivamente forzate e non le hai viste arrivare (per lo meno per come si è evoluta la storia dall'inizio verso la seconda metà).

Concludendo, non so sinceramente cosa dire, però se volete ammattirvi appresso a: Frances, Nick, Bobbie e Melissa (personaggio odioso), come ho fatto io, fate pure hahah.